‘Ndrangheta, noto ristorante di Modena sequestrato: aiuti Covid spesi in Maserati

I militari della Finanza hanno sequestrato un intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie)

Modena, 20 aprile 2023 – La Guardia di Finanza di Bologna ha eseguito un provvedimento di custodia cautelare, firmato dal gip bolognese Domenico Truppa, a carico di quattro individui uno dei quali ritenuto contiguo alla 'ndrangheta calabrese. I militari stanno sequestrando un intero complesso aziendale (conti correnti, beni immobili e quote societarie) di un noto ristorante di Modena. I dettagli dell'operazione verranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terra' oggi alle 10.30 nella sede Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bologna, via Argia Magazzari 9.

Approfondisci:

Reggio Emilia: frode fiscale da 30 milioni, 87 indagati

Reggio Emilia: frode fiscale da 30 milioni, 87 indagati
Approfondisci:

’Ndrangheta in Emilia: confiscati beni per oltre 55 milioni

’Ndrangheta in Emilia: confiscati beni per oltre 55 milioni

Come spiegano oggi in conferenza stampa il colonello Fabio Ranieri, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna, e i suoi colleghi, si tratta di un'operazione scattata nell'ambito di "Radici", che ha fatto luce sulle infiltrazioni criminali mafiose, calabresi, portando lo scorso ottobre all'esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni pari a 30 milioni di euro. Il principale indagato, di 64 anni, non era emerso dalle indagini di allora per via del tipo di reato, il trasferimento fraudolento di valori, che aveva ancora bisogno di accertamenti bancari e patrimoniali specifici, nonché di diversi pedinamenti. I prestanome iniziali si sono rivelati un parmigiano e un carpigiano (di 68 e 38 anni), i primi che hanno rilevato le quote sociali dell'attività e ai quali poi è subentrata una quarta persona, originaria di Torre del Greco, poco più che quarantenne. Secondo gli investigatori, in particolare, tutta la vicenda mostra e conferma che "i criminali sono sempre più imprenditori in Emilia-Romagna. Il decreto cautelare è stato eseguito su richiesta della Dda (sostituto procuratore Marco Forte).

Originario di Gioia Tauro, era ancora molto legato ad una delle 'Ndrine più violente della Calabria, quella dei Piromalli, nonostante fosse trapiantato da anni in Emilia-Romagna e in Emilia in particolare. Gravato da diversi precedenti di Polizia e giudiziari, per droga, reimpiego di proventi illeciti, associazione per delinquere, reati contro la persona e il patrimonio nonché porto abusivo di armi, gestiva un bar-ristorante vicino al casello di Modena Nord, Lo Stalliere, attualmente affidato ad un curatore (per garantire la prosecuzione dell'attività). Ne aveva intestato ad altre persone quote sociali, conti correnti e beni strumentali, mentre lui preferiva apparire come semplice cameriere. Tra l'altro, aveva pure incassato 50.000 euro dallo Stato sotto forma di ristori aziendali durante la pandemia, ma li aveva spesi per acquistare o più che altro noleggiare auto di lusso come Maserati Ghibli, con canoni da 1.500 euro al mese: non avevano nulla a che fare con l'attività d'impresa, venivano usate esclusivamente a titolo personale dal principale indagato.

"Sono regali dello Stato", li definiva il diretto interessato scherzando al telefono coi complici, come emerso dalle intercettazioni. È tutto nell'ultima operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Bologna, che ha eseguito un provvedimento cautelare firmato dal gip Domenico Truppa a carico di quattro persone, sequestrando l'intero complesso aziendale, da mezzo milione di euro, auto comprese. Come spiegano oggi in conferenza stampa il colonello Fabio Ranieri, comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna, e i suoi colleghi, si tratta di un'operazione scattata nell'ambito di "Radici", che ha fatto luce sulle infiltrazioni criminali mafiose, calabresi, portando lo scorso ottobre all'esecuzione di 23 misure cautelari personali e al sequestro di beni pari a 30 milioni di euro. Il principale indagato, di 64 anni, non era emerso dalle indagini di allora per via del tipo di reato, il trasferimento fraudolento di valori, che aveva ancora bisogno di accertamenti bancari e patrimoniali specifici, nonché di diversi pedinamenti. I prestanome iniziali si sono rivelati un parmigiano e un carpigiano (di 68 e 38 anni), i primi che hanno rilevato le quote sociali dell'attività e ai quali poi è subentrata una quarta persona, originaria di Torre del Greco, poco più che quarantenne. Secondo gli investigatori, in particolare, tutta la vicenda mostra e conferma che "i criminali sono sempre più imprenditori in Emilia-Romagna. Il decreto cautelare è stato eseguito su richiesta della Dda (sostituto procuratore Marco Forte).