"Negro, torna a casa: qui comandiamo noi" Aggredito col machete per il colore della pelle

In manette tre persone, due fratelli e il padre, che a luglio hanno prima insultato poi picchiato un giovane africano. Sono accusati di tentato omicidio con l’aggravante dell’odio razziale. La vittima, 22 anni, ha riportato gravissime lesioni

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Aveva da poco raggiunto gli amici: insieme avrebbero dovuto provare qualche brano rap nel garage adibito a sala di registrazione. Poi sono arrivati loro, due ‘noti’ fratelli che, sentendosi ‘osservati’ hanno iniziato ad insultarlo per il colore della pelle. ‘Negro, devi tornare al tuo paese – gli hanno gridato – qui comandiamo noi’. Dopo le frasi razziste, sono partite le botte. Dopo le bastonate, è arrivato il machete la cui lama, affilatissima, avrebbe potuto ucciderlo se lui, con coraggio, non si fosse difeso proteggendosi il volto con un braccio. Sono stati arrestati con la pesante accusa di tentato omicidio aggravato dalla circostanza della finalità di discriminazione ed odio razziale padre e due figli di origine nomade, di cui uno nato nel reggiano. I tre, residenti in via Tignale del Garda di 53, 24 e 30 anni, sono stati catturati all’alba di ieri su ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip su richiesta del procuratore Amara, titolare dell’indagine. La vittima è un ragazzo di 22 anni originario del Burkina Faso, residente in città e in attesa di rinnovo del permesso di soggiorno, preso di mira dal trio senza alcun motivo. Si è trovato, in sostanza, al momento sbagliato nel posto sbagliato. Tutto inizia il 15 luglio scorso quando i sanitari dell’ospedale di Baggiovara segnalano alla centrale operativa l’arrivo nel nosocomio del 22enne con gravi ferite da taglio al braccio sinistro e alla mano. Mentre la vittima viene sottoposta ad un delicato intervento chirurgico, scattano le indagini della mobile: gli investigatori ricostruiscono così quanto accaduto quel pomeriggio. Il 22enne raggiunge gli amici, magrebini, nella zona sud della città. Poco dopo arrivano i due fratelli nomadi che salutano uno dei giovani marocchini, loro conoscente. Il 22enne ‘osa’ alzare lo sguardo verso di loro e scattano gli insulti razzisti. Uno dei due fratelli esorta l’altro ad andare a prendere il machete per punirlo: quest’ultimo torna sul posto armato e in compagnia del padre. I tre accerchiano la vittima: mentre uno lo colpisce con il bastone gli altri cercano di raggiungerlo col machete al volto. Il ragazzo riesce però a proteggersi facendosi scudo con un braccio, riportando lesioni gravissime. Quando il 22enne riesce a sfuggire ai tre, padre e figli salgono in auto e tentano di investirlo. La sua prontezza nel gettarsi in una siepe gli salva la vita. Individuati i responsabili, la squadra mobile cerca di far luce sul movente. Inizialmente si pensa a questioni di droga: ad agosto, infatti, la vittima viene sorpresa a Rubiera con addosso parecchi grammi di marijuana. Ma la verità è un’altra, ben più complessa, come spiega il dirigente della mobile, Mario Paternoster: "L’11 luglio un marocchino aveva denunciato per rapina uno dei tre indagati il quale, a sua volta, aveva querelato il fratello di quest’ultimo per lo stesso reato. Padre e figli avevano quindi organizzato una spedizione punitiva nei confronti dei fratelli marocchini, portandosi nei pressi della loro abitazione in zona Modena Sud, dove accidentalmente si trovava il 22enne, divenuta vittima inconsapevole del gesto ritorsivo". "Si tratta di tre disoccupati - ha sottolineato la vicecapo della mobile Brunella Marziani - con precedenti legati ad episodi simili".

Valentina Reggiani