Nei racconti degli operai rivive il mito del Cavallino

Claudio Gorrieri ha raccolto decine di testimonianze di chi ha lavorato a Maranello tra il ’47 e l’88, anno della morte di Ferrari. "Uomini semplici pieni di entusiasmo"

Migration

di Paolo Tomassone

Mentre la fiction scatena l’offensiva sul mito Ferrari (sono in arrivo il film del regista statunitense Michael Mann con Penelope Cruz e la serie prodotta dal Premio Oscar Paolo Sorrentino ispirata alla biografia monumentale del Drake firmata da Luca Dal Monte), sull’epopea del Cavallino Rampante irrompe la realtà dei testimoni. Decine e decine di racconti di chi ha costruito materialmente la fabbrica del mito di Maranello: tornitori, fresatori, tecnici, ingegneri. Con una fatica non da poco Claudio Gorrieri ha raccolto decine di testimonianze mirate di chi è ancora in vita che "raccontano cosa c’era dentro le mura della fabbrica", anche con "dichiarazioni che nessuno aveva mai rilasciato prima". Il progetto è nato un anno fa per volontà di Gorrieri, consulente aziendale ora in pensione, che ha interpellato tra gli altri l’Associazione pensionati dell’azienda automobilistica e ha stilato un elenco di circa settanta ex collaboratori di Enzo Ferrari con ruoli dirigenziali ma anche semplici operai, persone assunte a partire dal 1947 e impiegate a Maranello fino al 1988 anno della scomparsa del fondatore. Giovani di allora – parliamo di nati tra il 1922 e il 1926 – chiamati alle armi durante il periodo belli, quindi senza diplomi o lauree, arrivati in fabbrica con poche o addirittura senza competenze. Erano prevalentemente ex contadini provenienti dal piccolo comune di Maranello e dai comuni limitrofi. Enzo Ferrari ha dato loro la possibilità di far parte dell’avventura della Rossa, e quindi anche di formarsi, in cambio di una dedizione e un impegno totale, in nome di quello che richiedeva loro: "buona volontà, entusiasmo e passione per le costruzioni e la meccanica" come ricordano alcuni degli intervistati. Si lavorava e non si badava tanto agli orari, a volta in fabbrica anche di notte e la domenica mattina: "il comandamento di Ferrari – riferiscono alcuni ex impiegati – era ‘alla dmanga a do ore a partiss la gara, cà sama o no, e bisagna cà sama’". Del resto "la Ferrari non è un mito, non è un fenomeno. La Ferrari è un’azienda governata, difesa e va avanti perché raccoglie tanta gente di buona volontà che ha l’entusiasmo per il lavoro, che ha passione per le costruzioni, che ha voglia di mantenere intatta la propria tradizione. Io ho sempre pensato che le fabbriche sono fatte prima di tutto di uomini, poi di mezzi tecnici ed infine di muri. La Ferrari è fatta soprattutto di uomini". Uomini semplici "non eroi", che parlavano in dialetto e che col tempo hanno dato forma alle monoposto (almeno 55 tra il 1947 e il 1971) che hanno conquistato tutti i titoli nelle maggiori competizioni motoristiche e che hanno messo su strada quasi 56mila vetture dall’apertura dall’azienda fino al 1998. Il patrimonio completo di questo fondo sarà disponibile a partire da novembre. Le cinquanta video interviste realizzate negli ultimi dodici mesi (alcune fatte nel 2011 in occasione di un precedente progetto realizzato dall’autore) verranno pubblicate su un sito internet apposito realizzato dal Comune di Maranello e dalla Fondazione Casa Natale Enzo Ferrari che hanno sposato e sostenuto in parte il progetto. Successivamente verrà pubblicato un volume, promosso dalla Fondazione Casa Natale proprietaria del Mef che festeggia i dieci anni dall’inaugurazione. "Lo scopo finale del progetto – ricorda Gorrieri – è di ricostruire un patrimonio storico, oggi inesistente, che potrà essere utile anche in futuro per chi vorrà conoscere ed approfondire la conoscenza e lo studio di una realtà del tutto particolare come la Ferrari. I diritti di tutte le interviste verranno ceduti alla Fondazione Casa Natale ma potranno essere utilizzati in futuro per eventuali documentari".