Nek e un compleanno doppio: "Il futuro? In tv"

Cinquanta candeline e tre decenni di carriera, al via i concerti celebrativi: "Raggiungere diverse generazioni una delle cose più belle"

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di Andrea Spinelli

Tutti i compleanni sono importanti, alcuni più degli altri. È il caso di Nek, che a cinquant’anni si trova a riflettere sui suoi trenta di carriera con l’antologia ’5030’, in cui ritrova amici come Jovanotti, Francesco Renga, Giuliano Sangiorgi nella rivisitazione di hit quali ’Fatti avanti amore’, ’Dimmi cos’è’, ’Cuori in tempesta’. "Non sono capace di fare bilanci, ma potrei fare un inventario di quello che m’è accaduto in questi trent’anni" ammette l’idolo di Sassuolo, che domenica sera ha aperto agli Arcimboldi di Milano un ciclo di concerti celebrativi che lo porterà pure all’Europauditorium di Bologna il 14 gennaio e, forse nella cornice millenaria dell’Arena di Verona a primavera o fine estate. "Da quel settembre ’92 in cui è uscito il mio primo album, ho viaggiato tantissimo per il mondo raccogliendo gratificazioni importanti. E di questo ringrazio la mia gente, che ha voluto portarmi fino a qui. Raggiungere più generazioni è stata una delle cose più belle che mi potessero capitare".

Guardando avanti, pensa che nella sua vita ci sarà più palco o televisione?

"Probabilmente ci sarà più televisione, perché le ultime esperienze hanno portato ottimi risultati. È incoraggiante. Anche se la musica rimane il primo amore, sono allettato pure da altri linguaggi d’intrattenimento".

La scelta della tv è legata pure al fatto che, nonostante il recupero della funzionalità della mano offesa dalla sega circolare, suonare non è più come prima?

"La mano è all’80% e so che probabilmente non tornerà più quella di prima, anche se, quando suono la chitarra, provo a raggiungere gli stessi risultati pre-incidente cambiando un po’ tecnica. E questo, vista la gravità dell’accaduto, è già di suo un gran bel risultato. Però, nessuna relazione con l’interesse per la tv, alimentato piuttosto dalla voglia di scoperta".

Cosa ricorda del suo ultimo Sanremo?

"Per me quello del 2019 non è stato un Festival facile perché segnato da un cambiamento, tanto nella musica che nella percezione della gente, in cui la mia ‘Mi farò trovare pronto’ non è riuscita a brillare come avrei voluto. Vivendo sulle emozioni della gente, questo mestiere è fatto di alti e bassi; l’importante è metterci sempre dentro tutta la passione che puoi. Dopo le critiche feroci incassate nel ’93, sempre a Sanremo, da ‘In te’, ad esempio, pensai che la mia carriera, appena iniziata, fosse già finita. E invece".

A proposito, quando nel 2025 Amadeus lascerà, lei Sanremo lo condurrebbe?

"Sarebbe stupendo. Ma non posso certo paragonarmi a Claudio Baglioni, quella di un cantante al timone del Festival è stata una gran bella avventura".

Si è parlato di una sua partecipazione all’edizione 2023 con Francesco Renga. Poi?

"Quando ci siamo trovati per registrare ‘Dimmi cos’è’, da geni della comunicazione quali siamo, abbiamo pensato bene di postare alcune nostre immagini in studio proprio mentre Amadeus stava per annunciare il cast della prossima edizione. Così in tanti hanno fatto uno più uno. In realtà, nelle dinamiche della nostra collaborazione, non c’è il Festival, ma questo non esclude che non possa esserci in futuro. Una riedizione del Trio di ’Duri da battere’, senza Pezzali?

"Per me Renga e Pezzali sono entrambi degli amici carissimi. Ma con Francesco ho più cose da condividere che con Max, così non mi sono posto il problema se riformare il trio o meno. Con Renga siamo una coppia (artistica) di fatto".