MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

Nel nome del padre De André oggi e sempre: "Un artista a-temporale"

Cristiano, cantautore figlio di Faber, domani in concerto alle ’Notti Ducali’ "Ogni generazione può trovare nei suoi testi le risposte alle proprie domande".

Cristiano De André domani sera sarà a ’Notti Ducali’. (foto di Virginia Bettojia)

Cristiano De André domani sera sarà a ’Notti Ducali’. (foto di Virginia Bettojia)

È un filo indissolubile quello che lega Cristiano de André al padre Fabrizio: un filo che porta Cristiano, cantautore, a presentare il suo nuovo tour ‘De André canta De André-Best of Estate 2025’, ulteriore capitolo di un lungo omaggio al padre, icona senza tempo della canzone d’autore italiana. L’appuntamento è per domani sera alle 21 a Modena, nell’ambito della terza edizione di ‘Notti Ducali Live’, la rassegna estiva promossa dal Comune e organizzata da Studio’s, che prevede appuntamenti in piazza Roma, sullo sfondo del Palazzo Ducale.

Cristiano come nasce questo concerto?

“‘Best of’ in quanto il tour è un compendio del meglio tratto dai quattro album ‘De André canta De André’, pubblicati tra il 2009 e il 2023, e raccoglie il testimone del recente tour teatrale sold out in tutta Italia”.

Che canzoni proporrà?

“In scaletta ci sono oltre venti canzoni, quelle di papà che sono più amate, e che io cerco, come ogni volta, di restituire al pubblico con rispetto, passione e anche con la mia nota personale, rinnovando ogni volta l’attualità di versi che sono entrati nella memoria collettiva. Lo spettacolo è molto curato nei dettagli: le atmosfere vanno dall’etnico, al sinfonico, al rock. Non amo magnificarmi, ma questo concerto fa bene all’anima, è pieno di amore”.

L’amore: come lo cantava suo padre?

“Papà parlava di amore in generale, perché era una persona molto umana verso la gente. Detestava l’ipocrisia, riconosceva il bene dal male e ha sempre cercato di trasmettere ai giovani risposte esistenziali. Era un artista a-temporale: ogni generazione troverà sempre nei suoi testi delle risposte alle proprie domande e si sentirà meno sola”.

Che rapporto aveva con lui?

“Papà era un genio. L’ho scoperto crescendo: da bambino non ci badavo, lo davo per scontato. Papà era quello, ero abituato. Quando invece ho cominciato a scrivere anch’io canzoni l’ho pienamente capito. Un genio, meraviglioso e ‘difficoltoso’, perché il cognome che porto mi ha esposto spesso a paragoni. Dopo sette album miei, ora mi sto dedicando a lui. E nel frattempo sto anche preparando un nuovo disco che mi piacerebbe portare a Sanremo”.

E con le sue canzoni?

“Dopo averne riarrangiate circa quaranta, le sento anche un po’ mie, ma sempre con tatto e delicatezza. Era un suo desiderio che io lo facessi: voleva come un nuovo vestito, e quando me lo ha detto, io già ci stavo pensando”.

Come nascevano i suoi testi?

“Alcune li ho visti nascere in diretta. Ho assistito a papà che cantava a mia madre ‘Verranno a chiederti del nostro amore’, non appena l’aveva scritta. C’era l’ispirazione fulminante, ma poi un grande lavoro alle spalle, venivano viste e riviste”.

Cosa prova quando sale sul palco e porta con sé suo padre?

“Mi fa emozionare il pubblico che canta le canzoni di papà. È una sorta di catarsi, una messa laica, un concerto pieno di umanità e sentimento”.