Nelle fabbriche cresce la paura del contagio

I sindacati: "Lavoratori positivi da Italpizza e Alcar Uno". La replica: "Nessuna ufficialità dall’Ausl, rispettiamo le regole"

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Con il passare dei giorni, anche nelle aziende cresce la paura dei contagi, con gli operai che denunciano condizioni di lavoro non in linea con i parametri di sicurezza previsti per contrastare la diffusione del Coronavirus.

In una nota, diffusa dal sindacato intercategoriale Cobas, si indicano anche: "casi di lavoratori positivi al Covid19 ad Italpizza, Alcar Uno. In queste aziende – si legge – si ammassano trecento persone a turno, gomito a gomito, che lavorano e confezionano prodotti alimentari da inviare direttamente sui banchi dei supermercati. Si segnalano sanificazioni insufficienti, protocolli di sicurezza approssimativi ed arbitrari. Nonostante ciò i padroni non hanno alcuna intenzione di rallentare la produzione, diminuire il personale per turno ed aumentare le precauzioni. Mentre il governatore Bonaccini punta il dito contro le passeggiate solitarie e chiude i parchi – precisa il sindacato – milioni di lavoratori sono costretti ad assembrarsi sulle linee di produzione o nei magazzini".

Una situazione precisata da Italpizza: "Al momento, formalmente, tramite l’autorità di igiene Pubblica non è stato segnalato alcun caso di contagio da COVID-19. Nell’ambito del rapporto di trasparenza tenuto fino ad ora con le OOSS nella gestione di questa crisi , il Comitato di crisi di Sito, composto anche dalle RSA ha informato i lavoratori che un dipendente Italpizza, indirettamente, ha segnalato di essere risultato positivo al test. Il Comitato di crisi di Sito si è prontamente riunito (ieri, ndr) per valutare eventuali situazioni di rischio per i lavoratori, adottare ulteriori misure innovative di sanificazione degli ambienti". ItalPizza rivendica poi la propria lungimiranza nel predisporre misure di sicurezza adeguate già agli albori: "Il 23 febbraio avevamo già costituito un comitato di crisi e siamo partiti effettuando la sanificazione dell’azienda, misurando la temperatura ai nostri dipendenti e predisponendo sia il distanzaimento che le mascherine. A tal proposito, ci teniamo a sottolineare che avendo capito per tempo la serietà della situazione, nei nostri magazzini abbiamo tutt’ora scorte importanti di mascherine. Con questo, possiamo quindi affermare che i nostri ambienti di lavoro sono oggi molto più sicuri di tante abitazioni dei lavoratori stessi"

Diversi operai, già da alcuni giorni, si rifiutano di andare al lavoro aderendo alla campagna del S.I. Cobas “Anch’io resto a casa!”. "Chiediamo alle autorità pubbliche di adottare immediatamente misure concrete per fermare il contagio nei luoghi di lavoro – dichara il sindacato - e che vengano adottati gli ammortizzatori sociali". Sul piede di guerra anche gli operai della Trenton, azienda specializzata nella meccanica di precisione che ha 100 persone nello stabilimento di Frassinoro e 30 a Fanano e in cui i sindacati Fiom-Cgil chiedono: "Che si fermino le attività produttive non essenziali per il tempo che servirà, oppure serve dire chiaramente che che l’aspetto economico è più importante della salute dei lavoratori".

f.p.