"Noi musicisti per mesi a guadagno zero"

Natalino Di Mezzo è passato dal palcoscenico alla fabbrica. Il collega Camurati: "Non ci sono più certezze"

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C’è chi ha visto scivolare, molto velocemente, il proprio reddito. E c’è chi è precipitato dalla sera alla mattina nel buio più profondo. L’arrivo del Covid-19, il lockdown, la chiusura dei locali serali e lo stop a tutte le cerimonie ha lasciato poco spazio di manovra ai liberi professionisti, soprattutto quelli del settore dello spettacolo e dell’intrattenimento. "Fino a febbraio 2020 facevo il musicista ma con l’inizio della pandemia sono saltate le attività meno essenziali e ho dovuto arrangiarmi come hanno fatto tanti musicisti, tecnici e operatori". Qualcuno è riuscito a resistere, grazie a qualche risparmio messo da parte, ma Natalino Di Mezzo ha dovuto prendere una decisione drastica. "Inizialmente pensavo che sarebbe arrivata una soluzione in tempi rapidi, invece a parte una piccola parentesi estiva noi che lavoriamo in questo settore ci siamo trovati smarriti. Forse non tutti si sono resi conto degli effetti del lockdown sulle nostre professioni" ricorda il musicista che ha interrotto tutti gli spettacoli con il ‘socio’ da trent’anni Giulio e tutti gli spettacoli con la ‘President band’. "Forse gli artisti e i cantanti famosi si possono permettere un anno sabbatico, mentre io non guadagno con le royalty di opere scritte da me. Con mia moglie abbiamo due figli che studiano all’università, le bollette sono aumentate, senza lo stipendio non potevo restare. Quindi ho cominciato a lavorare come operaio nell’azienda di mio cognato: l’ho fatto e lo continuo a fare volentieri, terrò la musica come un passatempo. Poi se un giorno la situazione cambierà valuterò se tornare a suonare in modo professionale".

Matteo Camurati, fortunatamente, non ha ancora chiuso la chitarra nella custodia, ma è molto cauto quando parla del futuro: "Navighiamo a vista, non ci sono più certezze, sembra di camminare sulle uova". Negli ultimi due anni ha visto calare il fatturato tra il 35 e il 40% e l’unica sua fortuna a aver diversificato il più possibile. "Io vivo con la musica, sono liutaio elettrico, costruisco strumenti e due giorni alla settimana insegno in una scuola. Poi suono con tre gruppi. Questi mestieri sono estremamente legati tra loro". La tragedia, anche per Camurati, è arrivata appena è comparso il virus: "Gli spettacoli si sono fermati, tanti professionisti sono rimasti a casa e nessuno più si è potuto permettere di acquistare o di mettere a punto nuovi strumenti. Ora c’è voglia di tornare nei locali ma c’è tanta insicurezza e i compensi per le prestazioni di noi musicisti si sono praticamente dimezzati". Si cerca di resistere in tutti i modi. "La nostra vita è cambiata: prima ci potevamo permettere il noleggio della sala, adesso ognuno sta a casa sua e limitiamo al massimo le prove insieme; condividiamo le auto per gli spostamenti e prima di accettare una serata fuori provincia ci pensiamo bene se possiamo sostenere i costi del carburante".

Paolo Tomassone