"Noleggiatori di sci e ciaspole esclusi dai ristori, danno e beffa"

Il grido di allarme lanciato da Quattrini: "Sommersi di neve ma incassi azzerati"

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Non solo impianti di risalita e Comuni montani. Lo stop allo sci fino al 15 febbraio ha messo in ginocchio tutte le attività che ruontano attorno al turismo invernale, alberghi, baite, ristoranti. E ci sono categorie che al momento sarebbero escluse dai risarcimenti.

E’ il caso dei noleggiatori di materiale tecnico: sci e snowboard soprattutto, ma anche ciaspole e bob. Paiono dimenticati, nonostante le loro entrate economiche si siano azzerate o quasi. Per loro non sono previste infatti misure di ristoro a parte i 600 euro della primavera 2020.

Una situazione che preoccupa non poco tutte le imprese che operano nel comprensorio sciistico del Cimone, che danno lavoro a circa 140 addetti fra noleggi e rifugi in quota, numero che arriva ad oltre 400 lavoratori a livello regionale.

Con la chiusura degli impianti sciistici e le restrizioni negli spostamenti, anche se mantengono la serranda alzata, non lavorano. E il boom delle ciaspole, registrato specialmente nel periodo natalizio, ha inciso pochissimo nei bilanci in rosso.

"Nel mese di dicembre – spiega Paola Quattrini (nella foto), titolare del noleggio Ninpha, al Lago della Ninfa –, chi ha deciso di aprire comunque per noleggiare qualche paio di ciaspole ha incassato l’uno per cento di quanto avrebbe potuto fare a impianti aperti, ma, paradossalmente, queste attività di noleggio di attrezzature sportive sono escluse dai ristori. Senza contare che praticamente tutto il materiale acquistato per l’attuale stagione (gli ordini vengono fatti annualmente entro marzo per avere le consegne in ottobre) è ancora impacchettato.

Ma sono prodotti che ovviamente vanno pagati, e ciò rischia di creare gravissimi problemi finanziari prima di tutto alle nostre attività e in seconda battuta ai nostri fornitori".

I ristori non sono previsti, perché, si suppone, queste attività possono rimanere formalmente aperte. "Ma l’attività è ferma – dice Quattrini –. E al danno si aggiunge la beffa: la neve di cui è sommerso l’Appennino e le splendide giornate di sole dell’ultimo periodo".

Cosa è necessario fare per queste imprese? La boccata di ossigeno potrebbe arrivare dalla riapertura degli impianti, "anche se difficilmente sarà possibile, almeno sino al 15 febbraio. In ogni caso – dice Quattrini –, sappiamo che il Governo sta pensando a ristori legati al mondo dello sci: è necessario che questi aiuti siano ancorati ai fatturati e, soprattutto, a una loro media che prenda in considerazione non meno degli ultimi tre anni". E spiega il motivo: "Le stagioni invernali sono troppo variabili per poter utilizzare, come parametro, un solo anno.

Non vorremmo poi – aggiunge – che la crisi politica si riflettesse in un ritardo che rischierebbe di pesare come un macigno sulla possibilità di sopravvivenza delle nostre attività. É il caso di sottolineare come, purtroppo, sia molto più facile chiudere un’impresa piuttosto che avviarne e consolidarne una nuova".

w.b.