"Non ha mai detto ’no’ a chi gli chiedeva aiuto"

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"In abbazia c’è una porta laterale dove, nell’antichità, entravano i forestieri e i pellegrini. Don Gregorio questa porta l’ha sempre aperta alle clandestine arrivate a Modena". Aiutava tutte, con gesti concreti - qualche vestito e generi alimentari - e parole di affetto e di accoglienza.

"E tante volte si formavano lunghissime file di donne ucraine, dal parco delle Rimembranze fino al monastero benedettino. E a Kiev circolavano più fotografie di don Gregorio che del presidente dell’Ucraina". Don Emanuele Mucci, parroco di Bagazzano, trattiene le lacrime, ma con la sua testimonianza ai funerali di don Gregorio Colosio è riuscito a strappare qualche sorriso tra i fedeli. "Quando lo chiamavo a Nonantola per aiutarci nelle confessioni non ha mai detto ‘no’ – ricorda – arrivava con il suo motorino ed era contento di poter parlare con i bambini, si esaltava quando raccontava loro la storia del monachesimo". Un vero monaco, che ha interpretato al massimo la sua missione ‘ora et labora’: "lui muoveva la terra perché potesse essere fertile, confessava le persone, non le rimproverava e su di loro scendeva la pace". Per mons. Luigi Biagini, del Capitolo della cattedrale, don Gregorio "aveva un’ansia pastorale che lo portava a stare spesso fuori dal monastero per incontrare le persone. Sempre disponibile con tutti, al suo confessionale in duomo c’era sempre la ressa. Eravamo molto amici e il giorno della mia ordinazione sacerdotale ho chiesto di poter avere un calice uguale al suo". Anche da Vigolo, nel bergamasco, ieri sono arrivati per l’ultimo saluto: "Quando tornava nel suo paese era un motivo di gioia per tutti".

p.t.