"Non sono libere di scegliere, facciamo cultura nelle scuole"

"Non sono libere di scegliere, facciamo cultura nelle scuole"

"Non sono libere di scegliere, facciamo cultura nelle scuole"

"Le segnalazioni di queste ragazze non riguardano solo matrimoni combinati ma anche e soprattutto la privazione della libertà in generale: quella di studiare, quella di lavorare, quella di frequentare coetanei. Quello che facciamo è entrare nelle scuole, parlare alle giovani studentesse del fenomeno e proporre loro un aiuto concreto che parte prima di tutto dall’ascolto". Così Elena Campedelli, presidente della Casa delle donne contro la violenza Odv, associazione che gestisce il Centro antiviolenza di Modena, Vignola e gli sportelli antiviolenza di Pavullo, Nonantola e Castelfranco. "Capita che riceviamo segnalazioni dalle professoresse oppure dalle dirigenti scolastiche. Il centro antiviolenza, però – spiega - accoglie solo donne maggiorenni quindi, nel caso di segnalazioni, inviamo le ragazze presso il consultorio o i servizi sociali. Non abbiamo un progetto specifico di contrasto al fenomeno ma entriamo nelle scuole proprio per parlare alle ragazze. C’è un gruppo di operatrici volontarie, infatti – spiega Campedelli – che organizzano laboratori negli istituti scolastici del territorio e anche in passato sono stati effettuati tre ‘focus group’ con gli insegnanti proprio per confrontarsi sul tema dei matrimoni forzati e per sensibilizzare le docenti e il mondo scolastico. In generale, al termine e durante questi incontri è capitato che siano nate delle segnalazioni. Sono cinque quelle che abbiamo raccolto lo scorso anno, a fronte delle 440 donne accolte presso la nostra associazione e rispetto a quanto abbiamo potuto constatare, sicuramente il fenomeno è in crescita. Questi laboratori servono a fare emergere il fenomeno ma non sempre le studentesse hanno denunciato la volontà della famiglia di obbligarle a matrimoni forzati: le ragazze segnalavano soprattutto la limitazione della libertà. Mi riferisco – continua a Campedelli – all’impossibilità di proseguire gli studi, di lavorare così come di essere costrette a sposarsi ancora giovanissime. La maggior parte di queste ragazze sono italiane, ovvero seconde generazioni nate nel nostro paese oppure arrivate in tenera età che mettono in discussione la propria cultura, pur non rinnegandola totalmente. E’ fondamentale quindi andare nelle scuole proprio per ‘fare cultura’ perchè quello che rivendicano queste ragazze è la scelta".