Nozze di comodo per i permessi di soggiorno

Tre arresti in un’inchiesta condotta dalla questura di Reggio Emilia, c’è anche un vietnamita residente nella nostra provincia

Migration

di Stefano Chiossi

Amore...e altri rimedi. Questa volta non si tratta del fortunato film con Anne Hathaway e Jake Gyllenhaal, quanto invece di coniugare matrimoni fittizi all’unico, vero obiettivo: l’agognato permesso di soggiorno.

Sono finiti in manette tre cittadini del Vietnam, con l’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, tra la nostra provincia e quella di Reggio Emilia. Si tratta della 52enne Ho Thi Kim, residente a San Martino in Rio, della 43enne Nguyen Thi Chau (modenese, per l’appunto) e di un terzo uomo di 52 anni attualmente latitante, che dalle intercettazioni sembrerebbe essersi spostato a Milano. Le indagini sono partite nel luglio del 2018 dall’ufficio immigrazione della Questura di Reggio. Lì sono infatti emerse alcune richieste di permesso di soggiorno sospette, che hanno portato a ulteriori verifiche; scavando a fondo, con l’aiuto della squadra mobile, gli agenti hanno poi individuato due coppie di coniugi quantomai curiose. Una giovane ragazza del Vietnam di 24 anni, risultava sposata con un reggiano di 45; inoltre nella stessa abitazione, durante il sopralluogo della polizia, si trovava anche un’altra donna, sempre reggiana, della stessa età dell’uomo (e sembrava esserci affiatamento) che curiosamente era coniugata a sua volta con un cittadino vietnamita più giovane di lei. Nel secondo caso invece, marito e moglie asiatici, con due figli, risultavano essersi risposati con due italiani, dividendo addirittura nelle due nuove famiglie i minorenni. Le peculiarità proseguivano anche contattando l’ambasciata di Hanoi: le autorità infatti raccontavamo come questi matrimoni, celebrati formalmente in Vietnam, avvenissero tra persone che riuscivano a malapena a capirsi a vicenda, visto le importanti differenze di lingua.

I tre arrestati ora rischiano dai 5 ai 15 anni di carcere, con multe che possono arrivare fino a 15mila euro. Ma formalmente sono indagati anche gli attori dei matrimoni fittizi, italiani compresi. "Siamo rimasti in costante coordinamento con la Caritas – ha puntualizzato il dirigente dell’ufficio immigrazione Francesco Baiano –. Purtroppo questa banda approfittava della situazione di indigenza di alcuni cittadini, adescandoli durante la mensa che viene distribuita quotidianamente". Il guadagno d’altronde non era indifferente. "Si parla di circa 12mila euro a matrimonio – prosegue il dirigente della squadra mobile Guglielmo Battisti –. In contanti, naturalmente. E in due tranches: 6mila alla partenza verso il Vietnam, e i restanti a cerimonia conclusa; erano compresi anche viaggio in aereo, vitto e alloggio: non a caso un matrimonio era saltato proprio perché i vietnamiti non erano disposti a garantire tutti questi comfort".

Le indagini – coordinate dal pm Giulia Stignani – hanno portato a scoprire sei nozze fittizie, anche se il gip Luca Ramponi ne ha contestate cinque (l’ultima è proprio quello saltata per "disaccordi sui benefit"). "Il giro d’affari – conclude Battisti – è stato stimato in 80mila euro nei due anni di indagini".

L’attività illecita, sempre secondo la Questura, non si limitava solo all’Italia, ma all’intera area Schengen. I permessi non sono mai stati concessi – visti i sospetti fin dai primi riscontri – e non a caso gli agenti hanno riscontrato come alcune vietnamiti avessero provato a risposarsi più volte sempre con italiani, alla disperata ricerca dell’attestazione.