"Nuovi motori, le nostre imprese ce la faranno"

Il prorettore di Unimore Gianluca Marchi: "Abbiamo una filiera ricca di competenze, saprà reggere l’urto dello stop a benzina e diesel"

Migration

di Stefano Luppi

"Bene la transizione ecologica, ma ora la classe dirigente, oltre a stabilire date per il raggiungimento degli obiettivi, faccia anche una sostanziosa politica industriale. Anche le aziende della Motor Valley ne hanno bisogno". Il professor Gianluca Marchi, docente di economia di impresa e prorettore vicario di Unimore interviene a seguito dell’approvazione al Parlamento europeo della legge che dal 2035 determinerà lo stop dei motori termici che alimentano auto e furgoni a benzina o diesel. La misura serve a ridurre larga parte delle emissioni inquinanti – determinate però non solo da auto e furgoni – ma nei giorni scorsi molti avevano gridato all’allarme perché la legge avrebbe messo a rischio la Motor Valley, a partire dalla capitale Modena. Così un emendamento bipartisan della legge ha salvato i ’piccoli’ produttori come Ferrari, Pagani e Lamborghini, che hanno ottenuto un periodo di deroga.

Professore, la Motor Valley era a rischio ed è salva?

"Non è facile dirlo, ma se la nostra filiera della componentistica non farà i dovuti investimenti, sostenuta appunto dalla politica industriale del governo, allora qualche rischio in teoria ci sarebbe. Ma io ho grande fiducia nelle imprese del territorio e penso che la componentistica possa rigenerarsi, certo con investimenti e un percorso complesso, anche perché non è un mistero che oggi la domanda nel settore auto sia fiacca. Ma appunto la nostra filiera è ricca di competenze e resistente".

Le imprese modenesi dunque ce la faranno?

"Il processo produttivo, cambiando la tecnologia – visto che si va verso la fine del motore termico a favore dell’elettrico e non solo – cambierà certamente. Qualche impresa sarà veloce nella transizione, qualcuna magari lenta, alcune non ce la faranno, ma molte altre nasceranno. Appunto come le dicevo sono ottimista perché le aziende fanno delle scelte in basi ai fatti".

Pensando alla nuova legge europea possiamo dunque parlare di salvataggio dei grandi marchi dell’auto emiliana?

"Ritengo che l’allungamento di cinque anni per le tipologie di imprese della Motor Valley sarà utili. Siamo in una fase di grande complessità, anche in ragione dell’aumento dei costi di energia di cui tutti ci accorgiamo: la politica europea ha dato dei segnali, ma anche le attività delle grandi imprese internazionali dell’automotive ci fanno capire che si è iniziata la strada della transizione con importanti investimenti sull’elettrico. Ma vorrei rimarcare un fatto".

Quale?

"L’elettrificazione è indubbiamente la traiettoria dominante, e a tutti fa piacere, ma non è la sola: si va in direzione di auto sempre più connesse e poi c’è il comparto della guida autonoma. Le nostre imprese su ogni fronte lavorano a livello internazionale, pensi solo alla componentistica, e ogni continente ha le sue regole e tempistiche e avrà transizioni all’elettrico di diversa durata".

In questa situazione complessa qual è il ruolo di Unimore e delle altre università della Motor Valley (Bologna, Ferrara e Parma)?

"L’ateneo di Modena e Reggio sta sviluppando la conoscenza facendo ricerca in tante direzioni, certo l’elettrico, ma anche sui carburanti sintetici, l’idrogeno, i biocarburanti che reciclano gli oli esausti. Nascono molte start up e noi rafforziamo fortemente anche l’offerta formativa per fornire agli studenti sempre le più aggiornate competenze tecnologiche".