"Odissea per prenotare una visita medica"

Annalinda Cattelani, volontaria dello Spi-Cgil: "Dieci giorni di tentativi vani. E’ importante garantire sportelli con operatori in presenza"

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di Valentina Beltrame

Aiuta i suoi coetanei a destreggiarsi con password e identità digitali e, alla luce dell’esperienza maturata in questi mesi come volontaria del sindacato pensionati Spi-Cgil, non ha più dubbi: "E’ opportuno garantire negli uffici pubblici sportelli con operatori in presenza. Ben venga la digitalizzazione dei servizi, è una grande conquista, ma c’è ancora una parte della popolazione che, pur con tutta la buona volontà, non può accedervi". Annalinda Cattelani, pensionata, è arrivata a questa riflessione dopo l’odissea vissuta in prima persona nel tentativo di aiutare una parente a prenotare un esame medico.

Cosa è successo?

"Se me lo avessero raccontato, non ci avrei creduto. E’ stato impossibile prenotare una visita richiesta dal Com tramite Cip (centro interno di prenotazione). Ci abbiamo provato per giorni, dal 26 aprile fino al 5 maggio rimanendo in attesa al telefono per ore. Dato che la prestazione non poteva essere prenotata tramite fascicolo sanitario elettronico (Fse), ci ho provato tramite la mail indicata dall’azienda sanitaria ma alla fine della procedura, dopo aver caricato pure gli allegati, appariva la scritta ’sito irraggiungibile’. Alla fine ci sono riuscita tramite un numero di telefono diverso fornitoci direttamente dal Com. In generale, ci sono procedure troppo complicate e ci sono cittadini che, scoraggiati, rinunciano addirittura alle visite mediche. Non è giusto che per ostacoli organizzativi si rischi di dare un giudizio negativo per esempio a una sanità, quella modenese, che rimane indiscutibilmente di alta qualità".

Cosa propone?

"Servono sportelli, soprattutto negli ospedali, con persone che diano risposte. Persone in carne ed ossa. Altrimenti una fetta importante della popolazione, gli ultrasettantenni, rimangono tagliati fuori dai servizi. Lo vedo ogni giorno nella mia attività di volontaria per una lega dello Spi-Cgil".

In che cosa consiste la sua attività?

"Nel supportare i pensionati nelle pratiche per accedere ai servizi digitali, prima di tutto lo Spid che a sua volta serve per avere ad esempio il fascicolo sanitario elettronico oppure per accedere al sito dell’Inps o della agenzia delle entrate".

Quali sono le difficoltà dei pensionati?

"Innanzitutto c’è un problema economico. Avere lo Spid significa possedere uno smartphone oppure un computer collegato a internet. E ciò ha dei costi che per un pensionato di solito sono importanti. Spesso allo sportello arrivano pensionati che il telefonino non sanno neanche accenderlo. Noi facciamo la procedura per avere le credenziali Spid, glielo attiviamo pure, ma poi una volta a casa c’è chi non si ricorda più come si usa. E allora tornano da noi... Non le dico quando è il momento di aggiornare le password... Non tutti gli anziani hanno figli o nipoti disposti ad aiutarli. Ci sono molti ’analfabeti informatici’ soprattutto tra gli 80enni, è una questione anagrafica, e ci saranno per i prossimi dieci anni almeno, queste persone rischiano la ghettizzazione. Lo strumento informatico è importante ma non può essere l’unico collegamento con le istituzioni sanitarie e fiscali".

Qual è il servizio più richiesto dai pensionati?

"L’attivazione del fascicolo sanitario elettronico. Ma anche pratiche per l’invalidità e assicurazioni".

Lei è tecnologica...

"Negli ultimi anni del mio lavoro in azienda ho imparato a usare il computer, una volta in pensione ho fatto il corso con lo Spi-Cgil e mi tengo aggiornata. I nipoti poi mi aiutano... Ma non è così per tutti e credo che il problema vada affrontato e risolto".