Ogni estate a Lubecca: racconti di ’confine’

Il libro del giornalista Gregori sull’Europa del Dopoguerra irrompe in un 2022 ancora alla ricerca della pace

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di Francesco Vecchi

I primi figli dell’Europa facevano infiniti viaggi in treno e gli ostacoli linguistici non di rado toglievano loro la parola. Scovavano in cantina malcelate tracce della guerra, però dagli adulti ricevevano per lo più risposte evasive sugli anni, per niente lontani, a cui rimandavano. Ma vivevano anche una doppia infanzia e le loro vite erano già picconate sul muro di Berlino.

Nel giro di qualche decennio il continente si sarebbe effettivamente aperto al mondo e a loro, nati e cresciuti in avanscoperta, sarebbe spettato il ruolo non semplice di testimoni. Lo scrittore e giornalista modenese Carlo Gregori, classe ’62, mamma tedesca e papà italiano, proprio a quella consapevolezza, maturata con sofferenza e tenacia in età adulta, ha dedicato un libro, ‘Ogni estate a Lubecca’ (Incontri Editrice, 285 pagine). Un romanzo doveroso, sotto un certo punto di vista, e soprattutto coraggioso, in questo 2022: leggere le pagine scorrevoli riempite come bagagli di riferimenti storici è un interrogarsi sulla guerra (e sulla storia stessa) con quell’ingenuità del bambino che in fin dei conti ne rappresenta un potente antidoto. Impossibile non pensare all’Ucraina, per intenderci, ma anche ai motivi dello scontro di opinione che l’invasione russa ha collettivamente generato.

In ‘Ogni estate a Lubecca’, Gregori rivive i mesi che tutti gli anni trascorreva in Germania, insieme al fratello Cesare, a mamma ‘Misa’ e nonna ‘Oma’. Lì ai confini con l’ignoto mondo della Ddr, confrontandosi con un universo di adulti che tentava di respingere ricordi e riferimenti legati alla Seconda guerra mondiale, ma che non riusciva al contempo a nasconderne le cicatrici. L’autore offre un’esperienza di vita vissuta che riflette il senso della diversità, dei confini e dell’essere straniero. Il racconto dei due mondi, Lubecca da un lato, Milano e Modena dall’altro, è un percorso attraverso l’Europa molto prima dell’inglese, degli Erasmus e di Schengen; attraverso un’Europa ancora custode di rituali borghesi che le rivoluzioni sociali ed il rock n roll avrebbero destabilizzato in modo irrimediabile. Per riuscire nella sua opera, Gregori ripercorre quei mesi in quegli anni senza tralasciare dettagli molto personali, dalla tragica scomparsa del fratello Cesare al rapporto con suo padre. ‘Ogni estate a Lubecca’ è un lascito che vuole ricordare al lettore quanto sia stato complesso e a tratti devastante il percorso che fino all’altro ieri ci faceva pensare e dire di aver superato le dittature in Europa e anche di quanto il nostro continente abbia perso aprendosi totalmente al modello americano. È poi la constatazione più profonda e intima, documentata e circostanziata, di quanto gli eventi storici e politici possano influenzare famiglie e vite, senza che queste abbiano necessariamente il tempo per rendersene davvero conto.