Omicidio Matteuzzi, la cugina: "L'assassino voleva distruggere la bellezza di Alessandra"

Pavullo, la cugina della 56enne uccisa dall’ex: "Cranio sfondato, era irriconoscibile"

La vittima Alessandra Matteuzzi (a destra) con la cugina Sonia Bartolini

La vittima Alessandra Matteuzzi (a destra) con la cugina Sonia Bartolini

Pavullo (Modena), 14 ottobre 2022 - Uccisa con almeno venti ‘colpi’, prima al viso, "per distruggere la sua bellezza", e poi al corpo "che non poteva essere di nessun altro al di fuori di lui". L’autopsia sul cadavere di Alessandra Matteuzzi, la 56enne originaria di Pavullo uccisa dall’ex compagno il 23 agosto mentre faceva rientro nella sua casa di Bologna, rivela dettagli agghiaccianti su cosa sia davvero accaduto quella sera. Calci e pugni – inizialmente –, degenerati poi in ‘colpi’ inferti con un martello (andato addirittura distrutto) e una panchina di ferro.

"E’ arrivata la conferma ufficiale della consulenza medico legale della Procura, ma in realtà sapevo già da tempo che lei fosse stata uccisa in questa barbara maniera, poiché riferito dalle prime persone arrivate sulla terribile scena", sottolinea la cugina di Alessandra ed avvocato pavullese Sonia Bartolini. Dietro gli oltre venti colpi inferti dall’omicida, molti dei quali letali, ci sarebbe – secondo Sonia – una chiara lettura: "L’aggressore ha voluto prima di tutto distruggere il viso di mia cugina, e quindi la sua bellezza; poi si è avventato (con la panca di ferro, ndr) anche sul corpo, che non sarebbe potuto essere di nessun altro al di fuori di lui. Sono convinta che dentro alla sua testa, negli istanti subito successivi all’omicidio, il suo pensiero fosse proprio questo".

Già pochissime ore dopo l’aggressione, era stato arrestato il 27enne calciatore ed ex compagno di Alessandra, Giovanni Padovani, ora in carcere a Bologna con l’accusa di omicidio pluriaggravato da stalking e futili motivi. Nelle settimane scorse, le persone vicine ad Alessandra avevano spiegato come l’ex fidanzato non avrebbe mai accettato la separazione voluta da Alessandra. Motivo che lo avrebbe portato a continui ‘appostamenti’ e minacciosi tentativi di riavvicinamento, tanto che lei – un mese prima di essere uccisa – era arrivata a denunciarne alle forze dell’ordine la soffocante presenza. Sonia chiede giustizia: "Mia cugina, dopo l’aggressione, era irriconoscibile. Le era stato sfondato il cranio e questo fatto lascia sgomenti – racconta commossa –: io non voglio pensare che il suo omicida potrà beneficiare di sconti di pena. Mi auguro veramente che lui sia condannato all’ergastolo".