VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Omicidio Montanari, svolta dopo 42 anni. La vedova: "Troveremo la verità"

La 94enne e la riapertura del caso: non conoscevo i suoi pazienti. Per omicidio è indagato il padre di un bimbo nato con dei deficit. La criminologa: "Ma la vittima non entrava mai in sala parto"

Il professor Montanari e, nel tondo, la vedova oggi 94enne
Il professor Montanari e, nel tondo, la vedova oggi 94enne

Modena, 15 settembre 2023 – ”Sono ancora fiduciosa, spero di arrivare presto alla verità. Non conoscevo i suoi pazienti e non sapevo si indagasse in quella direzione ma voglio ringraziare la criminologa Antonella Delfino Pesce per la sua ostinata determinazione nel perseguire la verità, scartando ogni alternativa che a suo tempo aveva fatto insabbiare il caso". Confida nelle indagini e, soprattutto, nella giustizia Anna Ponti, la vedova 94enne del professor Giorgio Montanari, direttore della clinica ostetrico-ginecologica del Policlinico di Modena travolto da una raffica di colpi di arma da fuoco nel 1981, mentre saliva a bordo del suo Maggiolino nel parcheggio dell’ospedale dopo una giornata di lavoro.

La vedova si è detta soddisfatta del proseguo delle indagini, condotte dalla squadra mobile di Mario Paternoster e che hanno portato all’iscrizione, nel registro degli indagati, del papà di un bimbo nato con alcuni deficit che hanno condizionato tutto il suo futuro. Parliamo di un atto dovuto, al fine di permettere agli inquirenti di ‘scavare a fondo’ e all’indagato di partecipare alle indagini e, nel caso, di difendersi. Come noto il caso è stato recentemente riaperto dopo 40 anni grazie alla nomina, da parte della vedova, di una consulente, la criminologa Antonella Delfino Pesce, che ha studiato con grande cura tutti gli atti, partendo proprio dalle cartelle cliniche, quella legata al parto difficile della paziente in particolare, avvenuto nel reparto 42 anni fa.

“Per prima cosa vorrei sottolineare che nel reparto c’erano diverse situazioni al limite – sottolinea la criminologa, ovviamente vincolata al segreto istruttorio – Ma Montanari si occupava di ricerche e non entrava in sala parto. Era una persona corretta e incorruttibile. La mia opinione, suffragata da vari elementi, è che se il professore fosse stato al corrente di determinate situazioni accadute all’interno del reparto avrebbe convocato subito le persone responsabili. Mi sono fatta l’idea che non fosse a conoscenza di quanto accaduto: è stato un capro espiatorio – continua Delfino Pesce –. Era forse fra tutti i medici presenti in quella clinica l’unico che non ci entrava mai in sala parto".

Il movente – se i sospetti sull’indagato saranno confermati – sarebbe proprio da ricercarsi nella vendetta. La volontà di un padre o forse di una famiglia (sono ipotesi) di vendicare un bambino nato con gravi lesioni imputabili, forse, al ritardo nell’assistenza sanitaria della donna ma anche alla mancata presenza, nell’immediato, di medici ‘esperti’. Ovviamente le indagini sono ancora in corso e l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati – l’ipotesi di reato è omicidio volontario – come atto dovuto. "La responsabilità è personale e quello che posso dire è che Montanari non era davvero responsabile di nulla", conclude la criminologa.

Ad intervenire sul posto, la notte dell’omicidio, c’era anche l’ex ispettore della squadra mobile di Modena, Giuseppe Zaccaria. "Il materiale su cui lavorare era tanto – sottolinea – ma tra le ipotesi c’era proprio l’insoddisfazione da parte di qualche paziente. L’ipotesi era residuale dal momento che il professore non aveva una responsabilità diretta, non andava in sala operatoria: aveva portato a Modena una equipe esterna e, al contempo lui dirigeva. Abbiamo sempre pensato, però, che l’assassino non fosse un professionista: la dinamica e la balistica supportavano questa ipotesi. Il professionista, infatti, avrebbe utilizzato una pistola a rotazione perché non offre spunti balistici e, soprattutto, avrebbe messo la pistola alla tempia della vittima. Chi sparò al professore, invece, colpì la carrozzeria e il colpo fatale rag giunse la vittima sotto l’ascella. Oggi le indagini moderne hanno permesso di seguire nuove piste e, forse, di far luce dopo 40 anni sul delitto".