"Ostetricia, destino segnato Continui tagli sul reparto"

Mirandola, Canossa: "Parere contro la deroga, restano poche speranze"

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"Fortemente a rischio la sopravvivenza del reparto Ostetricia e Ginecologia di Mirandola". Dopo indiscrezioni sulla chiusura a fine anno e smentite (da parte dell’Ausl), l’assessore alla salute del Comune di Mirandola, Antonella Canossa, torna sul tema e si dice convinta che le preoccupazioni siano reali. E si aggiungono a quelle dei cittadini riguardo il futuro dell’intero ospedale Santa Maria Bianca, progressivamente "depauperato di reparti, personale e servizi". Complice la generalizzata carenza di personale medico, dopo il 31 dicembre – si vocifera tra i corridoi del nosocomio – potrebbe restare un Punto Nascita solo per l’attività ambulatoriale e due sedute di sala chirurgica a settimana. "L’esito è già scritto" spiega l’assessore Canossa e con lei il sindaco Alberto Greco.

Assessore, la situazione del reparto Ostetricia e Ginecologia è compromessa?

"La risposta è nella delibera regionale dello scorso 24 ottobre: delibera da trasmettere al Ministero con allegata la relazione della Commissione Nascita a favore della richiesta di deroga solo fino al 31122022 e contraria ad una deroga successiva. Ricevendo a Roma di fatto una relazione negativa, l’esito è già scritto, anche se vorremmo dire che la speranza è l’ultima a morire".

Come si è arrivati a questo punto di non ritorno?

"E’ il risultato di un disegno che parte da lontano. Via via negli anni sono state operate contrazioni, riduzioni, smantellamenti che hanno progressivamente reso meno appetibile l’ospedale di Mirandola per nuovi professionisti. A questo punto si sono rivisti i protocolli applicabili per cui sempre più partorienti non possono essere accolte a Mirandola e così i numeri scendono. Si è operato in modo chirurgico a piccoli passi ed ogni occasione è stata sfruttata per tagliare su Mirandola, prima con il terremoto e poi con il Covid".

Il regime di "deroga" non è un ostacolo per attirare professionisti ai concorsi?

"Non è la deroga in sè un ostacolo ma le condizioni che sono state messe in atto durante il periodo di deroga. Se quando i parti erano ancora oltre 400 si fosse sostenuto il reparto inviando professionisti da altri distretti, avrebbe potuto consolidarsi come attrattore anche per il basso mantovano. Ci è stato detto che attirare da fuori provincia significa anche prendersi in carico dei rischi, eppure a Carpi e Sassuolo vengono da fuori provincia. Il problema è dunque politico". Ora, la palla è stata lanciata a Roma. Ci sono speranze sulla deroga?

"La palla non è stata lanciata a Roma. E’ stata buttata sì ma si è fatto autogol".

Non andrebbe cambiata la legge del 2015 che fissa a 500 lo standard minimo di parti?

"I limiti sono frutto di analisi, osservazioni e definiti con l’obiettivo della massima sicurezza.

Il punto è che, seppur in calo demografico, Mirandola con il bacino che la circonda potrebbe raggiungere il valore dei 500 parti visto che i nati del nostro distretto sono di poco inferiori a 600 e potremmo attrarre dal basso mantovano".

al.g.