STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Otto secoli di storia e arte nel libro su San Domenico

Domenica la presentazione del volume a cura di Graziella Martinelli Braglia. Il racconto delle vicende legate alla chiesa molto amata dagli Este.

Domenica la presentazione del volume a cura di Graziella Martinelli Braglia. Il racconto delle vicende legate alla chiesa molto amata dagli Este.

Domenica la presentazione del volume a cura di Graziella Martinelli Braglia. Il racconto delle vicende legate alla chiesa molto amata dagli Este.

Otto secoli di storia cittadina, in parallelo con le vicende d’arte e di spiritualità legate all’insediamento dei Domenicani a Modena, vengono ripercorsi nel volume su "La chiesa di San Domenico a Modena", a cura di Graziella Martinelli Braglia, che verrà presentato domenica 11 maggio alle 19 proprio in San Domenico, con un dialogo fra l’autrice e la scrittrice Paola Giovetti. Il volume (edito da Artestampa, con una prefazione dell’arcivescovo Erio Castellucci e una postfazione dell’ultimo parroco padre Fausto Guerzoni) è stato voluto dai Padri Paolini, presenti da vent’anni in San Domenico, in occasione della riapertura della chiusura dopo i lavori di ripristino dai danni del sisma.

Attraverso una trentina di capitoli, con un ricco apparato fotografico, viene ripercorsa la significativa presenza dei Domenicani a Modena, fin dal loro arrivo nel 1243. Vengono formulate ipotesi sull’architettura e sull’arredo della prima chiesa, con i quattro polittici dei santi domenicani della bottega degli Erri, i dipinti di Francesco Bianchi Ferrari, il perduto coro ligneo di Bartolomeo Bonascia. E viene analizzato il pregiato gruppo statuario del Cristo in casa di Marta e Maria, opera di Antonio Begarelli, una delle opere eccelse del ‘500.

Quando nel 1598 la corte estense si trasferì da Ferrara e si insediò nel vicino Castello, la chiesa iniziò ad accogliere funerali e sepolture principesche come ‘tempio palatino’, un ruolo che conservò fino alla fine del Ducato: un cavalcavia la collegava al Castello, e la chiesa di San Domenico su arricchì di sontuose cappelle con dipinti del ferrarese Carlo Bononi, del veneziano Sante Peranda e del pittore estense Ludovico Lana. Nel 1708, per l’avanzare dei lavori dei Palazzo Ducale, la chiesa venne abbattuta e andarono dispersi vari capolavori: iniziò quindi la costruzione dell’attuale chiesa, su progetto di Giuseppe Antonio Torri coadiuvato da Francesco Maria Angelini. La nuova fastosa chiesa di San Domenico venne aperta nel 1731: fra i tesori, le solenni statue degli Evangelisti di Giuseppe Maria Mazza, all’epoca il maggior scultore di Bologna, e la cappella della Madonna del Rosario con l’apporto di Antonio Consetti, artista di corte. Ai santi domenicani vennero dedicati numerosi quadri, firmati dal bolognese Francesco Monti, dal veronese Giambattista Cignaroli e dai modenesi Francesco Vellani e Giacomo Zoboli, oltre al bavarese Ignazio Stern.

s.m.