
"Ci vuole una normativa diversa e una grande collaborazione tra tutte le parti coinvolte perchè la situazione è difficile. Mi riferisco in particolare ai minori di origine tunisina: arrivano da contesti degradati e problematici; quindi risultano difficili da gestire perchè non si adattano al contesto di regole. Ma non solo: assumono spesso un mixi di sostanze chimiche che li fa diventare ancora più aggressivi".
Ad intervenire sulla delicata situazione dei minori stranieri non accompagnati e, soprattutto, sugli episodi di violenza in centro storico che li vede autori è Padre Giuliano Stenico , presidente della Fondazione Ceis. "Attualmente ne accogliamo 260 tra i centri di Modena, Bologna e Parma, alcuni sono con noi da tempo mentre altri sono appena arrivati e notiamo un’importante presenza di tunisini – spiega – cosa che in passato non era così evidente. Il nostro progetto è quello di fornire strumenti di inserimento, istruzione, insegnamento della lingua italiana, sostegno psicologico, educazione alla socialità, avviamento al lavoro e devo dire che il novanta per cento si inserisce in modo positivo – sottolinea. Però ci sono anche quei gruppi, in particolare tunisini che arrivano da contesti difficili e che altrettanto difficili risultano da gestire. Non si adattano al contesto, non rispettano le regole e molti usano droghe: un misto di sostanze chimiche e altro che dà loro un’energia incredibile. Nei giorni scorsi due di questi giovani hanno devastato una struttura, rompendo tutti gli arredi – spiega Padre Stenico - e il giorno dopo non si ricordavano cosa avessero fatto. E’ droga che confezionano loro e arrivano già con queste abitudini – commenta poi, facendo riferimento agli episodi di violenza a cui da tempo la nostra città assiste. Sono ragazzi fortemente sofferenti, disagiati e hanno rabbia verso tutti e tutto, vista la sofferenza provata. Cosa possiamo fare noi? Per la legislazione non abbiamo strumenti contenitivi: se chiamiamo le forze dell’ordine, a meno che non vi siano chiari reati, non possono intervenire. Il punto è che, quando escono, danno vita a risse o cose peggiori. Spesso le forze dell’ordine ci chiamano per andarli a prendere e la situazione è complessa. Sono pochi quelli che mostrano questo tipo di comportamenti rispetto al numero totale – sottolinea ancora – ma ne bastano tre su trenta per condizionare tutto. Teniamo presente che hanno quindici anni ma ti guardano negli occhi e commentano: per la vostra legge, tanto, non potete fare nulla. Cosa occorre? Una normativa diversa, collaborazione tra noi, le forze dell’ordine e il sindaco, che già sta facendo il massimo. Stiamo ragionando per capire cosa fare; ma non c’è una legislazione a cui fare riferimento – conclude - che permetta di intervenire. Inutile parlare di sicurezza: non ci sono strumenti e nessuno si assume la responsabilità. E’ una situazione paradossale e intanto continuano ad arrivare. Ci vorrebbe una normativa specifica su questi minori affinchè si possa intervenire con strumenti contenitivi e, tra noi gestori, è fondamentale adottare una prassi condivisa".