Paghiamo una cattiva programmazione

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Giampaolo

Papi*

Nel 2018 Anaao-Assomed eseguì uno studio sulle risorse professionali disponibili negli anni successivi ed emerse uno scenario preoccupante. Abbiamo segnalato ai politici l’ assoluta necessità di aumentare il numero di neolaureati nelle scuole di specializzazione. L’appello è rimasto a lungo inascoltato. Successivamente lo studio è stato aggiornato dopo il primo picco di pandemia ed è emerso che nel quinquennio 2019-2023 sono previsti 32.501 pensionamenti, a fronte di soli 22.328 nuovi specialisti che opteranno per il servizio sanitario nazionale, con un ammanco di 10.173 figure. Esiste però la possibilità di uno scenario più sfavorevole, con un ammanco di specialisti che potrebbe salire a circa 24mila. Oggi, purtroppo, le previsioni risultano confermate ed aggravate da una serie di elementi ulteriori che stanno rendendo sempre meno appetibile la professione. La fatica per la gestione della pandemia, il lavoro continuo con organici sottodimensionati, la disistima nei confronti dei sanitari, i rischi di aggressione e denuncia stanno portando alla fuga di tantissimi dagli ospedali pubblici con inevitabile impoverimento dell’offerta di prestazioni e un preoccupante deterioramento delle condizioni di salute del personale, sottoposto a turni sempre più stressanti. E’ evidente che la sanità è allo stremo delle forze per l’abitudine invalsa dei governi (tutti) di sottofinanziare la sanità pubblica, fallendo la programmazione. Prendere atto di questo, investire più soldi in sanità, evitare il blocco del turn-over, ascoltare di più le istanze dei rappresentanti dei lavoratori, riconoscere che il SSN si sostiene, nonostante tutto, grazie all’abnegazione del personale sanitario che vi lavora giorno e notte e che continua a rendere la sanità italiana una delle migliori al mondo, rappresenta un passo ineludibile prima che sia davvero troppo tardi.

*Coordinatore Provinciale Anaao-Assomed