Parroci rimossi, parola al vescovo "Decisione dolorosa ma necessaria"

Don Erio ha inviato un messaggio whatsapp ai presbiteri sulla vicenda della chiesa di San Benedetto "Falliti i tentativi per risolvere la questione: non restava altro da fare per il bene delle persone coinvolte"

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di Gianpaolo Annese

"Sono decisioni che non si prendono a cuor leggero e si assumono solo quando, dopo decine di tentativi falliti (molti compiuti personalmente e molti altri con l’aiuto di laici, diaconi, preti e vescovi loro amici), non resta altro da fare per il bene di tutte le persone coinvolte". Dopo il clamore seguito alla rimozione dei due parroci di San Benedetto Abate, il vescovo don Erio Castellucci ha sentito il bisogno di scrivere ai sacedoti di Modena per spiegare quanto stesse accadendo. Il messaggio, che doveva rimanere all’interno della rete ecclesiale, ha per travalicato il perimetro ed è circolato anche tra i fedeli della comunità parrocchiale turbati dalla chiesa chiusa, le attività sospese e i sacerdoti tanto stimati di fatto esautorati. Sui loro smartphone è comparso il messaggio Whatsapp che aveva la firma di ‘don Erio’ e che è stato inoltrato a catena a diverse persone. "La diocesi nostra – esordisce il presule – sta vivendo un momento di grande sofferenza per le vicende legate a don Gianni Braglia e don Dario Mikoda, sospesi dal ministero di parroci di San Benedetto. Alcuni di voi conoscono bene i fatti, mentre altri forse li apprendono prevalentemente dai social e dai giornali".

Come immaginate, prosegue don Erio che non entra nel merito della vicenda ma al quale preme rassicurare la comunità parrocchiale, "sono decisioni che non si prendono a cuor leggero e si assumono solo quando, dopo decine di tentativi falliti (molti compiuti personalmente e molti altri con l’aiuto di laici, diaconi, preti e vescovi loro amici), non resta altro da fare per il bene di tutte le persone coinvolte". Al di là di quello che alcuni scrivono o dichiarano, "lasciandosi prendere evidentemente dalla disinformazione e dalla rabbia, la situazione è stata seguita passo dopo passo, insieme agli organi collegiali competenti (consiglio episcopale, collegio dei consultori, consiglio presbiterale e consiglio per gli affari economici della diocesi). Cercheremo ora di avviare la ricostruzione della comunità con pazienza. Per me il dolore è reso ancora più intenso dalla stima verso don Gianni e dall’amicizia maturata con entrambi in questi sette anni: rimangono persone a me care e continuo a ricordarli al Signore e a chiedere che ci aiuti a valorizzare il bene compiuto da loro nel ministero pastorale". Al Congresso eucaristico – è la conclusione - "oggi specialmente, attraverso una bellissima relazione del vescovo Marco Busca - risuonano le parole ‘dono’, ‘comunione’, ‘relazione’... le sto vivendo in singolare contrasto con gli avvenimenti diocesani, ma anche con molta speranza nell’azione dell’unico Pastore, a cui la Chiesa appartiene, e nella corresponsabilità di tutti".