"Distacco della placenta? Risolsi tutto facendomi operare a Pavullo"

Anna D’Orsi: "I medici salvarono sia me che il bambino" La Ausl: "Gravidanza sotto le 37 settimane, la donna sarebbe comunque stata portata a Sassuolo"

Anna D’Orsi è stata operata con parto cesareo d’urgenza, per rottura della placenta, nel maggio del 2013

Anna D’Orsi è stata operata con parto cesareo d’urgenza, per rottura della placenta, nel maggio del 2013

Pavullo (Modena), 31 ottobre 2017 - Ha fatto riflettere la montagna intera, e non solo, la tragedia che ha sconvolto domenica la mamma 35enne di Pavullo, trasferita d’urgenza all’ospedale di Sassuolo con un sospetto distacco di placenta, il cui bambino ha purtroppo perso la vita un’ora dopo la nascita. Una riflessione che parte dal fatto che le mamme del Frignano con un sospetto distacco di placenta, prima, e fino a pochissimi giorni fa, venivano prese in cura anche nel punto nascita di Pavullo. Senza essere necessariamente trasferite in ospedali di pianura. Una di queste mamme è Anna D’Orsi, che il Carlino aveva già intervistato negli anni scorsi proprio in difesa del reparto pavullese.

Dopo la tragedia avvenuta domenica, ha voluto raccontare nuovamente la sua storia. «Era il 10 maggio 2013, ero alla 34esima settimana – racconta Anna -. Sono arrivata in ospedale a Pavullo con perdite di sangue. Con un probabile distacco di placenta. Erano le 22.40. Sono stata sottoposta ad un cesareo d’urgenza. E mio figlio Giovanni, è nato alle 23.32». Il bimbo, con carenze d’ossigeno, dopo essere stato stabilizzato a Pavullo, è stato poi trasferito d’urgenza in ambulanza, assistito dal pediatra, al Policlinico. «Lo hanno trasferito con l’ossigeno nell’incubatrice». Giovanni è stato poi riportato a Pavullo 4 giorni dopo, dove è rimasto ricoverato con la madre nel reparto di ostetricia per 3 settimane, «ricevendo tutte le cure e le assistenze necessarie», garantisce la mamma. «Nel punto nascita di Pavullo hanno salvato me e il mio bambino – aggiunge commossa Anna -. Me lo dissero gli stessi dottori: se avessi dovuto essere trasferita in pianura per partorire, molto probabilmente non ce l’avremmo fatta».

Paola Ugolini di Sestola è un’altra mamma che sempre a Pavullo è stata sottoposta nel 2008 a un cesareo d’urgenza (non distacco di placenta nel suo caso). «Avevo una bimba podalica ed ero stata indirizzata al policlinico per un cesareo programmato – racconta Paola -. Ma il 23 dicembre 2008 (un mese prima del termine ndr) ho perso le acque e mi sono diretta lungo la Fondovalle verso Modena. Durante il tragitto le contrazioni aumentavano, e abbiamo svoltato per Pavullo, decisamente più vicino. Lì mi hanno fatto un cesareo, appena in tempo: la bimba stava per uscire. Non avrei fatto in tempo ad arrivare a Modena».

Intanto ieri tutti i comitati pro ospedale hanno espresso vicinanza alla famiglia e cordoglio per la scomparsa del piccolo, annunciando, dice Davide Venturelli di ‘Salviamo le nascite’, «un accesso agli atti per valutare se e come procedere». Dal comitato ‘Mamme del Frignano’ precisano che «siamo tutti più o meno responsabili per quanto successo, per non aver voluto fare di più per proteggere una nuova vita. Chiediamo scusa a quest’anima per non aver fatto abbastanza per proteggerla. Mi auguro che si dimettano tutti in tronco».