Patata di Montese, è il momento dell’innovazione

In un apposito seminario tutte le ultime scoperto nel campo della fertilizzazione con prodotti naturali

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Sperimentazione e formazione per introdurre innovazioni, a livello produttivo e commerciale, nella coltivazione della patata di montagna e in particolare a quella di Montese. Sono sessanta le aziende agricole che producono la Patata di Montese che già si fregia del marchio di tutela dalla Camera di Commercio di Modena ‘Tradizioni e sapori di Modena’. L’iniziativa è finanziata dalla Regione Emilia-Romagna attraverso la misura Goi-Psr a un gruppo di enti (Università di Modena e Reggio, Dinamica-formazione, Associazione Patata di Montese - aziende pataticole montesine. Si tratta di innovazioni volte a promuovere nuove cultivar (capaci di sostituire le tradizionali varietà da tempo in declino produttivo), a migliorare i sistemi di lavorazione e difesa (meno impattanti e più eco-sostenibili) che consentano peraltro di certificare l’origine e la provenienza dei tuberi confermando geneticamente la tipicità del prodotto e utilizzando altresì per la fertilizzazione prodotti naturali (i famosi biofertilizzanti) che favoriscono crescita e resistenza alle avversità (funghi insetti e batteri) senza ricorrere ad agrofarmaci o concimi chimici. L’Università di Modena e Reggio ha impostato Presso tre aziende di Montese, Il Palazzino di Milani, Daniele Perosino e Luciano Baraccani) le prove di tracciabilità genetica e di fertilizzazione naturale (biofertilizzanti) i cui risultati saranno discussi in un apposito seminario organizzato da Dinamica (ente di formazione dei produttori agricoli) iniziato l’altra sera a Montese. Questa iniziativa conclude la prima parte del progetto Goi-Montepatate; il prossimo anno il progetto affronterà il versante mercantile con il quale si analizzerà con approfondite indagini il livello organizzativo e commerciale delle aziende pataticole montane.

Walter Bellisi