Modena, la tomba di Luciano Pavarotti nel mirino dei ladri

La banda sarda è stata intercettata mentre parla del piano per rubare la salma del tenore

La tomba di Luciano Pavarotti è a Montale

La tomba di Luciano Pavarotti è a Montale

Modena, 18 marzo 2018 - «Sennò… ci sarebbe Pavarotti, ce ne sono di personaggi!». Non erano certo chiacchiere da bar quelle intercettate tra i banditi di Nuoro ma l’inizio di un piano, evidentemente, per rubare la salma del grande maestro e chiedere poi il riscatto alla famiglia.

E’ così che si scopre come la presunta banda sgominata dalla Dda di Cagliari lo scorso anno, che spaziava tra la Sardegna e l’Emilia, occupandosi di traffici di droga e di armi, non puntasse solo alla salma del Drake ma stesse anzi ipotizzado di mettere a segno un doppio colpo: le salme di Enzo Ferrari e Luciano Pavarotti; le ‘stelle modenesi’. Una verità inquietante quella che emerge oggi dalle conversazioni tra Giovanni Antonio Mereu, per gli amici Gianni Caddina e ritenuto il boss della banda e i suoi ‘scagnozzi’ e che arriva, fortunatamente, quando tutti i componenti del gruppo sono già stati assicurati alla giustizia.

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Per l’organizzazione criminale, infatti, è iniziato il processo proprio in questi giorni, che vede quarantuno persone alla sbarra. Come spiega il comandante del reparto operativo Luigi Mereu, se per il furto alla salma del Drake la banda si stava preparando da tempo, per quanto riguarda il colpo al cimitero di Montale, quelle ascoltate erano, fino a quel momento, solo «chiacchiere». «Nel caso di Enzo Ferrari – spiega il comandante – c’erano stati diversi sopralluoghi al cimitero modenese da parte della banda tanto che, all’epoca, avvisammo i colleghi di Modena affinchè attivassero servizi di vigilanza. In questo caso la banda stava ipotizzando, appunto, anche se non possiamo escludere che non ne fosse capace. Nessuno degli imputati, però, è accusato di tentato furto delle salme poichè non vi è la configurazione del reato».

La tomba di Luciano Pavarotti
La tomba di Luciano Pavarotti

Ma, sin da quando, a marzo 2017, era emerso come la banda sarda di Orgosolo puntasse alla salma del Drake, assaltando la sua tomba e chiedendo poi il riscatto ai familiari - l’assalto al cimitero San Cataldo sarebbe servito a finanziare le principali attività dell’organizzazione - si era ipotizzato l’appoggio di complici ben più radicati sul nostro territorio. E, infatti, tra i nomi dei vari componenti della banda, spunta quello di Marco Arzu, 33 anni, residente a Montefiorino e finito a marzo dello scorso anno ai domiciliari. Parliamo di un personaggio che, nel 2001, era già stato condannato a otto anni per porto illegale di nove pistole e che, a quanto pare, da tempo ‘studiava’ il patrimonio emiliano, indirizzando i ‘colleghi’ verso i colpi più terribili e proficui.