Pd-Azione, Richetti nell’ex collegio di Casini?

Voci lo vedrebbero a Bologna, lui frena ma non troppo: "Servono nomi forti. Io paracadutato? Macchè, sono sempre stato eletto qui"

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di Gianpaolo Annese

Dopo l’accordo tra Pd e Azione è già stato stabilito un collegio per Matteo Richetti in Emilia? La voce circola e riguarderebbe Bologna (Modena no, rischierebbe di essere divisiva). Ilpatto – 70 per cento al Pd, 30 per cento ad Azione e +Europa – significa 15 collegi sicuri a livello nazionale. Dove trovarli se non in Emilia Romagna? Di certo quindi almeno 3-4 verranno assegnati ad Azione (ma c’è chi azzarda anche 5) e almeno uno Calenda lo vorrà su uno dei territori più ’blindato’: Bologna. Il più ambito è quello del Senato, il seggio che fu di Pier Ferdinando Casini nel 2018, in epoca renziana. Richetti potrebbe correre a Bologna, visto che tra l’altro il seggio per Palazzo Madama è molto ampio e comprende anche un pezzetto di Modena. L’altra ipotesi è che invece possa essere ’catapultato’ in un collegio della Camera, Bologna città o quello della Pianura felsinea. L’interessato – il numero due di Azione dopo Carlo Calenda – riferisce che è ancora troppo presto. E tuttavia...

Richetti, in questi giorni il suo nome è stato affiancato a quello dei possibili paracadutati: Di Maio, Gelmini, Carfagna, Brunetta.

"Beh, ma vogliamo scherzare? Io sono stato eletto nel 2005, nel 2010, nel 2013, sempre a Modena, e nel 2018 nel collegio dell’Emilia. Su questo territorio ci sono nato e vissuto politicamente, non sono sceso col paracadute".

È molto probabile dunque una sua candidatura in un collegio blindato.

"E quali sono ormai i collegi blindati? Non so ancora se e dove sarà candidato, ma trovo sacrosanto che a livello territoriale si discuta e si dia indicazione al nazionale per le candidature. Ci sono però de tempi da rispettare: è in corso un dialogo con il Partito democratico e nessuno ha intenzione di imporre candidature".

Ritiene la sua candidatura un valore aggiunto per la coalizione di centrosinistra in Emilia?

"Da ieri, da dopo l’accordo la partita è cambiata: la vittoria della destra non è più così scontata, la battaglia è aperta, ma occorreranno candidati molto conosciuti e autorevoli in grado di reggere ad agosto uno scontro che è diventato ormai un referendum tra Meloni e chi vuole scongiurare al nostro Paese la deriva sovranista".

Lei però non si è lasciato benissimo con il Pd modenese.

"Con molti esponenti del Pd locale ho buoni rapporti. Sento spesso Bonaccini e Vaccari per questioni nazionali mentre su Modena e sul territorio contiamo sulla presenza di un’ottima segretaria come Chiara Casalgrandi e l’attivissima consigliera regionale Giulia Pigoni".

E invece Matteo Renzi se ne va da solo.

"Se vuole unirsi al fronte per contrastare l’avanzata di Salvini e Meloni è il benvenuto. La scelta adesso è sua".

Se potesse scegliere preferirebbe Camera o Senato?

"Lo stabiliremo con Carlo Calenda: se lui correrà per il Senato io opterò per la Camera o viceversa: è un modo per dare rappresentanza a entrambi i rami del Parlamento".

Lei era presente all’incontro tra Letta e Calenda. Di cosa si è parlato?

"Non è stato fatto alcun ragionamento sulle candidature nei collegi e trovo svilente che si riduca tutto ai nomi. Siamo soddisfatti che la coalizione abbia assunto un profilo più riformista, che dice sì ai rigassificatori e ai termovalorizzatori contro i populisti che hanno mandato a casa Draghi".