Pd, lite sulle quote: Richetti deve pagare

Sentenza dopo lo scontro sui versamenti al partito: restituirà 12.500 euro. Sale la tensione sui collegi, i Dem: "Matteo non si candidi qui"

Migration

di Gianpaolo Annese

È arrivato a sentenza il contenzioso civile tra Matteo Richetti e il Pd modenese, una vicenda che contribuirà a surriscaldare ulteriormente il nodo candidature in Emilia: il senatore di Azione, allora Dem, dovrà versare 12.500 alle casse della federazione modenese. Una somma che il giudice ha – salomonicamente – stabilito sulla base di quanto Richetti stesso aveva proposto al Pd per chiudere la vicenda. Per il Partito democratico però, al di là della entità della cifra, vale il riconoscimento del principio.

Lo scontro è esploso dal 2014 quando l’allora ex presidente dell’Assemblea legislativa era deputato del Pd renziano: il partito gli mostrò il cartellino giallo ricordandogli di versare la quota pattuita per i parlamentari, 2500 euro mensili. A nome Richetti figurava nelle casse della federazione un primo canone nel 2013 poi più nulla, gli contestarono da Modena: il caso finì al Comitato dei garanti. Lui rispose che aveva già dato al partito a Roma, "perché dovrei farlo due volte?". E twittò beffardo #siversaunavoltasola.

La frattura negli anni si allarga sotterranea, fino a quando nel 2019 Richetti lascia il partito per andare con Calenda. A quel punto volano gli stracci: il segretario provinciale dell’epoca Davide Fava reclama il versamento di ben 185mila euro, l’ammontare del debito accumulato negli anni. La lite finisce in tribunale.

E adesso siamo giunti al verdetto: Richetti restituirà 12.500mila euro. Per l’avvocato del Pd Antonella Antonella Orlandi tuttavia non è tanto la cifra che conta, ma il fatto che una sentenza di tribunale abbia stabilito "il principio che se un politico si prende l’impegno di versare una certa quota al partito ogni mese una volta eletto, poi deve rispettare quell’impegno formale". Soddisfatto l’ex segretario Dem Fava, che ha vissuto in prima persona la vicenda: "Richetti è stato eletto nelle liste del Partito democratico per l’attuale legislatura e la precedente. Chi si candida a Modena accetta anche il regolamento della Federazione di Modena ed in particolare di contribuire ai costi di funzionamento del Partito. Richetti è stato più volte sollecitato dalla tesoreria e dalla commissione di garanzia ad ottemperare ai suoi impegni ma a fronte della sua indisponibilità, decidemmo di procedere ad un’azione legale nei suoi confronti. La sentenza del tribunale di Modena riconosce i diritti della Federazione e l’inottemperanza del senatore". Interpellato in proposito, Richetti parla "di un contenzioso che avrei volentieri evitato. Ora comunque non perdiamo un secondo in questioni legali e impegniamoci insieme nella difficile campagna elettorale che ci aspetta".

E tuttavia il contenzioso come si diceva potrebbe contribuire a complicare i già turbolenti rapporti di vicinato tra Azione e il Pd. Tanto che come pubblicato nei giorni scorsi è molto probabile che a Richetti venga assegnato il collegio bolognese che fu di Pierferdinando Casini più che a Modena dove una sua candidatura verrebbe considerata divisiva. Lo stesso segretario provinciale del Pd Roberto Solomita – che sul merito delle quote non pagate preferisce non esprimersi non essendo lui allora alla guida del partito – invita alla prudenza: "Sulla candidatura di Richetti penso sia reciprocamente più opportuno pensare a territori dove non siano in corso querelle come quelle che riguardano il Modenese".