di Gianpaolo Annese La rosa di nomi che il Pd modenese manderà a Bologna in vista delle elezioni del 25 settembre è composta da quattro persone, due uomini e due donne: l’ex direttrice sanitaria Ausl, appena andata in pensione Silvana Borsari (designata dopo che Tania Scacchetti ha rinunciato per impegni in Cgil), il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti, il direttore di Medicina d’urgenza interna Baggiovara Giovanni Pinelli e la vicepresidente nazionale di Libera Enza Rando. La direzione provinciale del partito ieri mattina ha approvato la relazione del segretario Roberto Solomita. Solomita, soddisfatto dei nomi? "Credo sia stata trovata una sintesi ottimale. Candidature all’altezza della sfida e in connessione con le comunità, non guardandoci l’ombelico. Abbiamo scelto in particolare due figure del mondo sanitario non a caso in tempi Covid, un segnale preciso su quanto crediamo al valore della nostra sanità pubblica". Suddivisione anche fra le due anime, ex Ds e cattolici. "Siamo un partito plurale, è evidente". Dei quattro, quanti ragionevolmente supereranno il vaglio del regionale prima e del nazionale poi? "Mi auguro tutti e quattro, ma saremmo già molto soddisfatti di due". Si può prevedere in quali collegi saranno eventualmente candidati? "È ancora presto. È chiaro che essendo collegi molto ampi si punterà su figure in grado di attrarre consensi anche fuori Modena. In particolare poi sui collegi uninominali (dove vince il candidato che ha anche un voto in più dell’avversario ndr) potranno avere maggiori possibilità figure come Lusetti e Rando, molto riconoscibili anche fuori dai confini modenesi". E i parlamentari uscenti, Stefano Vaccari e Giuditta Pini? "Su di loro decide il nazionale: sono stati fatti i nomi anche di Piero Fassino, Beatrice Lorenzin e di Edoardo Patriarca. Anche su di loro l’auspicio è che ne possano passare due". I collegi emiliani vengono ritenuti ancora blindati per il centrosinistra. È molto probabile che siano fiondati altri paracadutati alla Lorenzin: tipo Brunetta, Carfagna, Gelmini, in quota Calenda, oppure lo stesso Di Maio. "Non consideriamo il partito nazionale come una controparte, ma è chiaro che speriamo di evitare ’paracadutati’ poco apprezzati dai nostri elettori e soprattutto che venga dato spazio prima ai parlamentari uscenti e alle nostre proposte sui collegi territoriali". Avete trattato il caso specifico della consigliera regionale Francesca Maletti? "Lei potrà entrare in lista, ma solo in presenza di una deroga nazionale. Modena può far poco". In direzione si è parlato anche di alleanze? "Il Pd deve ricoprire un ruolo centrale nella coalizione della quale devono far parte la sinistra, il mondo ambientalista e sull’altro fianco i moderati liberali che non guardano a destra. L’idea è replicare il modello che ha condotto Bonaccini a vincere le regionali del 2020". Oltre Calenda, anche Renzi quindi. "È giusto e opportuno provarci fino in fondo". Con il Movimento 5 stelle il discorso è definitivamente chiuso? "Temo di sì, anche se ci è ben chiara la difficoltà elettorale che questo potrebbe comportare" Articolo 1, che entrerà nelle liste Pd, vi spinge a provare a ricucire con i pentastellati. "Trovo eccessivo subordinare tutto il discorso alle alleanze, al definirsi tramite il ‘dimmi con chi vai’, invece che con il ben più importante ‘dimmi chi sei’. Tra i partigiani c’erano monarchici e comunisti accomunati dalla lotta all’antifascismo, ma ognuno aveva ben chiara la propria identità".

Cronaca

di Gianpaolo Annese
La rosa di nomi che il Pd modenese manderà a Bologna in vista delle elezioni del 25 settembre è composta da quattro persone, due uomini e due donne: l’ex direttrice sanitaria Ausl, appena andata in pensione Silvana Borsari (designata dopo che Tania Scacchetti ha rinunciato per impegni in Cgil), il presidente di Legacoop nazionale Mauro Lusetti, il direttore di Medicina d’urgenza interna Baggiovara Giovanni Pinelli e la vicepresidente nazionale di Libera Enza Rando. La direzione provinciale del partito ieri mattina ha approvato la relazione del segretario Roberto Solomita.
Solomita, soddisfatto dei nomi?
"Credo sia stata trovata una sintesi ottimale. Candidature all’altezza della sfida e in connessione con le comunità, non guardandoci l’ombelico. Abbiamo scelto in particolare due figure del mondo sanitario non a caso in tempi Covid, un segnale preciso su quanto crediamo al valore della nostra sanità pubblica".
Suddivisione anche fra le due anime, ex Ds e cattolici.
"Siamo un partito plurale, è evidente".
Dei quattro, quanti ragionevolmente supereranno il vaglio del regionale prima e del nazionale poi?
"Mi auguro tutti e quattro, ma saremmo già molto soddisfatti di due".
Si può prevedere in quali collegi saranno eventualmente candidati?
"È ancora presto. È chiaro che essendo collegi molto ampi si punterà su figure in grado di attrarre consensi anche fuori Modena. In particolare poi sui collegi uninominali (dove vince il candidato che ha anche un voto in più dell’avversario ndr) potranno avere maggiori possibilità figure come Lusetti e Rando, molto riconoscibili anche fuori dai confini modenesi".
E i parlamentari uscenti, Stefano Vaccari e Giuditta Pini?
"Su di loro decide il nazionale: sono stati fatti i nomi anche di Piero Fassino, Beatrice Lorenzin e di Edoardo Patriarca. Anche su di loro l’auspicio è che ne possano passare due".
I collegi emiliani vengono ritenuti ancora blindati per il centrosinistra. È molto probabile che siano fiondati altri paracadutati alla Lorenzin: tipo Brunetta, Carfagna, Gelmini, in quota Calenda, oppure lo stesso Di Maio.
"Non consideriamo il partito nazionale come una controparte, ma è chiaro che speriamo di evitare ’paracadutati’ poco apprezzati dai nostri elettori e soprattutto che venga dato spazio prima ai parlamentari uscenti e alle nostre proposte sui collegi territoriali".
Avete trattato il caso specifico della consigliera regionale Francesca Maletti?
"Lei potrà entrare in lista, ma solo in presenza di una deroga nazionale. Modena può far poco".
In direzione si è parlato anche di alleanze?
"Il Pd deve ricoprire un ruolo centrale nella coalizione della quale devono far parte la sinistra, il mondo ambientalista e sull’altro fianco i moderati liberali che non guardano a destra. L’idea è replicare il modello che ha condotto Bonaccini a vincere le regionali del 2020".
Oltre Calenda, anche Renzi quindi.
"È giusto e opportuno provarci fino in fondo".
Con il Movimento 5 stelle il discorso è definitivamente chiuso?
"Temo di sì, anche se ci è ben chiara la difficoltà elettorale che questo potrebbe comportare"
Articolo 1, che entrerà nelle liste Pd, vi spinge a provare a ricucire con i pentastellati.
"Trovo eccessivo subordinare tutto il discorso alle alleanze, al definirsi tramite il ‘dimmi con chi vai’, invece che con il ben più importante ‘dimmi chi sei’. Tra i partigiani c’erano monarchici e comunisti accomunati dalla lotta all’antifascismo, ma ognuno aveva ben chiara la propria identità".

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