Periferia nord senza pace: discarica all’ex Granarolo

Nel capannone di via Finzi materassi, siringhe e rifiuti accatastati. Poco lontano, all’ex Corradini appena sgomberata, avvistati nuovi senzatetto.

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di Valentina Reggiani

Ci chiediamo spesso dove si nascondano dopo aver venduto droga nei parchi cittadini o nelle zone calde della città. Eppure sono lì, a pochi passi dal centro ma ‘protetti’ dalle mura di strutture dimenticate che fungono non solo da alloggi clandestini ma da vere e proprie basi per il confezionamento e lo spaccio di stupefacenti. Entrare in questi ‘teatri’ oscuri è pericolosissimo: non solo perché le condizioni igienico sanitarie sono terribili, ma anche perché il rischio di essere aggrediti dagli ‘occupanti’, spesso sotto l’effetto di alcol o sostanze, è dietro l’angolo.

Nonostante il recentissimo sgombero da parte degli uomini della polizia di Stato allo stabilimento Ex Corradini di via Ruffini, nei giorni scorsi altri stranieri sono rientrati tranquillamente nell’edificio dismesso. Una situazione che disturba inevitabilmente il sonno dei residenti della zona, che più volte hanno alzato la voce circa la grave situazione dello stabilimento dove, tra l’altro, qualche giorno fa è scoppiato pure un devastante incendio, che ha peggiorato una situazione già terribile.

A quanto pare, però, gli stabilimenti di via CostaRuffini non sono gli unici a ‘offrire’ dimora ai pusher. E’ a dir poco disastrosa, infatti, la realtà che si registra tra le mura dell’ex stabilimento Granarolo di via Finzi, dove sono stati organizzati ampi dormitori. Quasi impossibile entrare nell’edificio: è colmo di rifiuti, escrementi umani e tante, tante siringhe oltre al materiale necessario al confezionamento delle dosi. Accanto a materassi, luridi, cartine con qualche ‘granello’ di polvere bianca – residuo delle notti di sballo –, rifiuti di ogni genere, soprattutto bottiglie e contenitori di pasti consumati in fretta. Non mancano, poi, i preservativi sparsi sul pavimento.

Sulla situazione della periferia nord della città interviene il senatore di Forza Italia Enrico Aimi: "E’ una parte della città in cui degrado e spaccio trovano un apparato logistico straordinario e a loro confacente, fatto di capannoni e imprese dismesse, rifugio e albergo di una disperazione violenta, arrogante, che si è fatta criminalità di importazione, naturalmente senza scrupoli. Gli italiani – sottolinea Aimi – si girano dall’altra parte, le forze dell’ordine sono demotivate, non si arresta oramai quasi più nessuno. La sensazione diffusa tra la gente è quella dell’impotenza, che si fa rassegnazione, la stessa che nei fenomeni politici precede lo sbando. Le sinistre hanno fallito nel loro progetto d’integrazione: sopravvive solo quella del saccheggio nelle nostre case da parte degli acrobati di turno. Sanità gratuita, libera circolazione in assenza di controlli capillari, aiuti sociali a pioggia, alloggi popolari – per alcuni pure il reddito di cittadinanza – trasporti e servizi gratuiti sono l’humus in cui prospera un invasione senza precedenti. La Casa Circondariale di Modena, in cui in certi momenti la presenza straniera raggiunge anche punte superiori all’80%, è la cartina di tornasole di quanto sia ipocrita continuare a raccontare che l’insicurezza è solo percepita e che non esiste un nesso tra immigrazione e criminalità. Prima operazione della politica, dunque, dire la verità. Seconda, le soluzioni. Per Forza Italia si deve procedere con un piano organico, urgente: controllo dei confini nazionali, respingimenti, accordi bilaterali di rimpatrio, espulsioni certe, verifiche documenti sistematiche sul territorio urbano, perquisizioni per ricercare non solo droga ma anche le armi (in special modo i coltelli ‘d’ordinanza’), impiego dei militari e delle forze dell’ordine in presidi fissi (non basta il solo passaggio a bordo dei veicoli), verifiche serrate all’interno degli alloggi, utilizzo di telecamere ad alta definizione (che però vanno anche monitorate), servizi in borghese anti-spaccio, eliminazione da parte del Comune di politiche sociali di radicamento di gente che considera l’Italia solo un altrove per sopravvivere pur di non lavorare, nella migliore delle ipotesi. Infine – chiude il parlamentare – le aree a rischio vanno ‘bonificate’ con operazioni interforze".