STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Petrarca Il poeta che seppe leggere il futuro

Dalle Gallerie Estensi all’Archivio di Stato un suggestivo percorso con preziosi manoscritti e testimonianze. Fino al 2 agosto

I curatori della mostra su Petrarca

I curatori della mostra su Petrarca

"Chiare, fresche et dolci acque...". Nella grafia minuta ed elegante del manoscritto del ‘400, la celebre lirica di Francesco Petrarca (la numero 126 del suo ’Canzoniere’) è ancora più affascinante. Ed è emozionante pensare che sei secoli fa, in qualche stanza della corte o nello studiolo del duca d’Este, questi versi si leggessero con grazia, con passione. Con amore.

Gli Estensi amavano Petrarca e nella loro biblioteca sono presenti antiche, preziose testimonianze della sua opera: "Fu un intellettuale straordinario, antesignano di un’idea alta di Patria e d’Italia, una comunità di spiriti, e al contempo fu un pensatore europeo, oltre il proprio tempo", sottolinea la professoressa Alessandra Necci, direttrice delle Gallerie Estensi. Nei secoli, tra l’altro, Modena è stata il ‘cuore’ di approfonditi studi petrarcheschi a cui si applicarono eccellenti studiosi, come Lodovico Castelvetro, Alessandro Tassoni e Ludovico Antonio Muratori.

È dunque come un viaggio attraverso tutti i ‘volti’ del grande letterato e attraverso la sua fortuna (non solo letteraria) la mostra ’Francesco Petrarca, Modena e l’Italia. Territori dell’anima e del mondo’, promossa dalle Gallerie Estensi, che fino al 2 agosto abbraccia tre sedi e diversi istituti culturali: nella sala Campori della Biblioteca Estense, cuore dell’evento, sono esposti 50 pregiatissimi manoscritti, incunaboli e libri antichi che coprono un arco dal XV al XVIII secolo, mentre al piano superiore, nelle sale della Galleria Estense, alcune opere dimostrano come i temi petrarcheschi abbiano ispirato la fantasia dei maestri del colore e abbiano perfino suggerito musiche e canti per raffinati concerti di dame. Le stesse tracce del petrarchismo ci portano poi all’Archivio di Stato (diretto da Lorenza Iannacci) dove sono esposti altri documenti esclusivi, fra cui un frammento del ’Canzoniere’ su cui forse studiò proprio il Muratori.

Per l’esposizione alla Biblioteca, la mostra è curata dal Centro studio Arce del Dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna, coordinato dalle professoresse Loredana Chines e Paola Vecchi, mentre il percorso in Galleria è stato ideato dalla professoressa Sonia Cavicchioli, sempre dell’ateneo bolognese. La mostra ha anche un’appendice ‘virtuale’ con contenuti extra, accessibili tramite un Qr code.

"Simul ante retroque prospiciens": per Petrarca il sapiente era l’uomo capace di guardare indietro per ‘vedere’ avanti, "quindi per lui leggere i classici significava indagare il presente e prospettare il futuro", sottolinea la professoressa Chines. "Petrarca fu intellettuale di vastissima innovazione: rovesciò i conti con il passato, e in lui la cultura classica rinacque ‘manducata’ e ‘ruminata’, per utilizzare le sue stesse metafore, così da ricavarne un miele tutto nuovo".

Articolata in varie sezioni, la mostra offre esempi del Petrarca poeta, ‘cantore’ del suo amore per Laura, con straordinari codici in pergamena, poi del Petrarca politico, con la sua celebre ’Italia mia’ e quell’appello sempre attuale, ’I’ vo gridando: Pace pace pace’. Quindi il Petrarca spirituale, sempre segnato dalla tensione tra ragione e passione. E il Petrarca maestro di morale e ispiratore di un sogno di Umanesimo destinato a durare almeno fino all’Ottocento, "un intellettuale – aggiunge Alessandra Necci – che non era più un uomo del Medioevo ma già entrava nella modernità, come esempio virtuoso".