Piastrelle, Cina in scacco «Più chanche negli Usa»

I dazi potrebbero ridurre la quota di mercato che arriva dall’Oriente Il distretto ceramico pronto ad approfittarne. Ma c’è l’incognita vinile in crescita

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La caccia al tesoro che si potrebbe aprire qualora i dazi Usa riuscissero a ridimensionare la quota di mercato cinese, la minaccia del vinile per il comparto, il ruggito dell’Africa e la crescita dell’Asia. Sono tanti gli spunti emersi nella giornata di ieri a ‘The future of ceramics’, la due giorni di respiro internazionale organizzata da Acimac al forum Monzani di Modena alla quale hanno partecipato rappresentanti di aziende e associazioni di categoria da tutto il mondo: dall’Iran alla Turchia, dalla Cina agli Stati Uniti, oltre ovviamente all’Italia. Una riflessione, come hanno detto il presidente di Acimac Paolo Sassi e il direttore Paolo Gambuli, per «fare il punto su come sta andando il mercato nel periodo forse più incerto di sempre». Suggestivo per esempio l’intervento di Joseph Lundgren (JLconsulting, Usa) che ha spiegato come la doppia morsa dei dazi anti-dumping del governo americano sulle piastrelle cinesi (le cui aziende ricevono cospicui aiuti di Stato falsando la libera concorrenza) possa liberare sul totale di 288 milioni di metri quadri che costituisce il mercato a stelle strisce i 64 milioni detenuti dalla Cina: «Chi vincerà?», si chiede Lundgren, stimando per l’Italia (che attualmente copre il 12 per cento del mercato con oltre 33 milioni metri quadri) un potenziale di almeno 9 milioni in più. «La chiave è puntare sempre di più sulla conservazione della leadership nel design e nella tecnologia». E tenendo presente come sebbene il consumo di ceramica sia in crescita rappresenti ancora solo il 14% del mercato a fronte della moquette stabile al primo posto al 43% e la crescita notevole dei nuovi materiali come l’Lvt (il vinile luxury) arrivato al 12% (nel 2015 era al 6%). «Fondamentale sarà la capacità di relazione con i distributori statunitensi».

Proprio i ‘pericoli’ che arrivano dal nuovo vinile sono stati al centro della tavola rotonda moderata dalla giornalista Ilaria Vesentini, tra il presidente di Acimac Sassi, il presidente di Confindustria ceramica Giovanni Savorani e il presidente di Ceramicolor Claudio Casolari. La traccia l’ha fornita la relazione di Christopher Callon della Saint-Gobain, leader europeo della distribuzione. A rendere l’Lvt sempre più competitivo anche in Europa, ha spiegato Callon, è «il miglioramento del design e della qualità, la maggiore facilità di vendita, la posa più semplice». Vantaggi che tuttavia, hanno rimarcato all’unisono Savorani e Sassi, rispetto alla ceramica «non coprono i rischi che possono scatenarsi in un’abitazione in caso di incendio oppure garantire quel livello di salubrità oggi molto richiesto: investire in ceramica significhi investire sulla salute. Gli stessi cinesi che producono vinile, nell’89% delle loro abitazioni utilizzando la ceramica». Per Sassi sarebbe necessario «mirare al rafforzamento e a uno studio più approfondito sul sistema di posa che possa annullare il gap».

La sfida per l’Italia passa comunque dalla capacità di conservare la leadership nel valore. E in questo senso il ‘distretto’ resta ancora un modello vincente. Casolari ha posto l’accento sulla forza di un comprensorio ceramico che dalla sua nascita «ha sempre puntato sul top di gamma e non ci siamo mai accontentati della seconda scelta. Il nostro compito è rendere sempre più belli i prodotti, prestando attenzione alla filiera e ascoltando il mercato».