Pievepelago piange Carani, uno degli ultimi pastori montani

Si era battuto per l’antico mestiere che con le nuove norme fu costretto a lasciare

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Ieri si sono svolti a S.Annapelago i funerali di Giancarlo Carani, scomparso a 81 anni, uno degli ultimi pastori del nostro Appennino. Di certo quello che cercò più di tutti di interessare l’opinione pubblica dei problemi della pastorizia negli anni ’80 e 90, dopo l’istituzione del Parco regionale e delle nuove norme cui adeguarsi. Carani si sentì così limitato da abbandonare l’antico mestiere a fine anni ’90, non dopo aver lanciato un ultimo appello per la pastorizia. "Assieme ad alcuni pochi colleghi ancora in attività – disse – individuiamo nello spopolamento montano la causa di tanti disastri ambientali; derivante dalle mille difficoltà economiche e burocratiche che incontra chi vuol operare in queste zone. Ci sono pastori – disse Carani – che come me hanno smesso l’antico mestiere, altri che non hanno intenzione di tornare sul nostro Appennino restando in pianura dopo aver venduto le case montane. Senza la pastorizia i boschi e gli alpeggi sono sempre più abbandonati e vi prosperano i rovi. Vi sono strade boschive – proseguiva Carani – che sono state fatte, rifatte e poi abbandonate. Negli abbeveratoi non arriva più l’acqua.

Di giorno in giorno aumentano i pericoli di frane e di incendi: tutti parlano di tenere pulito l’ambiente ma nessuno fa niente a sostegno di chi faceva questo lavoro con le pecore".

g.p.