Pif e il romanzo sull’amore "Anima gemella? Più d’una"

L’artista palermitano presenta la sua ultima opera domenica al ’Monzani’ "È il libro che mai avrei pensato di scrivere, ma poi sono diventato padre..."

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di Vincenzo Malara

"Lo ammetto: nelle citazioni sono un disastro. È assurdo se pensi che invece il mio alter ego nel romanzo, Arturo, è un campione in questa materia. Aspetta, però, che riesco a leggertene comunque qualcuna. Col libro sotto è più facile…". Intervistare Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, è come entrare dritti in una delle sue storie strabordanti di ironia, spontanea e mai costruita a tavolino, mischiate a riflessione e impegno. Più che una chiacchierata è un flusso di considerazioni libere, rispecchianti appieno la personalità dell’artista palermitano, che definire poliedrico è quasi riduttivo: autore televisivo, regista, scrittore, attore, sceneggiatore e tanto altro. Pif sarà ospite domenica al Bper Banca Forum Monzani (alle 17.30) col suo libro fresco di stampa ‘La disperata ricerca d’amore di un povero idiota’ edito da Feltrinelli. Per lui si tratta della prima storia d’amore, una storia in cui il suo alter ego Arturo Giammarresi si trova all’alba dei 40 anni e realizza di essere solo. Ed è così che si affida a un vecchio compagno di scuola, quello che probabilmente gli ha rubato il vero amore, che ha appena ideato un’app rivoluzionaria, capace di trovare non una, ma tutte le anime gemelle. Sono sette quelle di Arturo, che si lancia in un viaggio per incontrarle.

Come si pone questo romanzo nello scacchiere della tua carriera?

"Sicuramente si tratta di un libro in cui per la prima volta non c’è un nemico da sconfiggere, sia questo la mafia o un’ipocrisia dei nostri tempi. Se proprio devo individuare un nemico questo magari sono io, coi miei problemi di amore. In passato mai avrei detto che mi sarei lanciato in un romanzo di questo genere, anche se sicuramente non significa che da adesso in poi mi dedicherò solo a storie ‘Harmony".

Era il momento giusto?

"Probabilmente sì e forse perché sono diventato padre ed è scattato qualcosa di definitivo che mi ha cambiato. Diciamo che questa opera è una sorta di spartiacque ed era necessario per me mettere per iscritto alcune riflessioni sull’amore".

Perché Arturo è un ‘povero idiota’?

"Perché è un disadattato, vive in questo mondo e continua a sentirsi costantemente fuori luogo. Il libro doveva intitolarsi ‘La disperata ricerca d’amore di un idiota’, poi ho deciso di aggiungere la parola ‘povero’ per essere meno cattivo".

Leggendo il romanzo emerge una specie di filo conduttore che unisce tutti i tuoi personaggi, compreso il tuo modo di essere davanti alle telecamere. Mi sbaglio?

"C’è effettivamente un filo che unisce gli ‘Arturi’ della mia carriera. L’ironia non è mai costruita a tavolino, è piuttosto la mia indole, ispirata dalla nostra tradizione cinematografica. Sostanzialmente tutto quello che scrivo è sempre il soggetto di un potenziale film".

Quanto ti sei divertito e quanto invece è stato frutto di riflessione?

"Ammetto che difficilmente mi diverto quando scrivo, perché la fatica che faccio è enorme. Il divertimento piuttosto viene adesso, nella presentazione del libro, con così tante tappe che nemmeno un politico in campagna elettorale".

Che reazioni incontri?

"I veri riscontri li avrò tra qualche tempo. Posso però svelarti che la reazione più drammatica (ride, ndr) che intravedo tra il pubblico è quando sostengo la tesi secondo cui non esiste una sola anima gemella. In quel momento incrocio sguardi che annuiscono e altri che rimangono alquanto stupiti nel vedersi smentita una certezza per loro così romantica solo un attimo prima".

Arturo cerca le anime gemelle in giro per il mondo, anche se forse ne ha una a pochi passi da lui: Olivia, la ragazza che lavora in mensa. Perché?

"Confonde l’app col fine, quando invece è solo uno strumento. Non sono scandalizzato da chi usa la tecnologia per incontrare possibili partner. Alla fine non è come incontri, ma chi incontri e cosa fai per conquistarla".

Il romanzo è costruito intorno al continuo ricorso di Arturo alle citazioni. Anche in questo c’è un pezzo di te?

"È una strategia usata dal personaggio per combattere la sua indecisione. Io, invece, le citazioni le scordo o le riporto sempre in modo sbagliato. Ce ne sono però alcune che devo impormi di ricordare e ho inserito anche nel romanzo. Penso a quella di Collodi che recita: ’Insegui ciò che ami o finirai per amare ciò che trovi’. So già che la dimenticherò da qui a poco, ma almeno ci ho provato".