Piove, gli agricoltori esultano: "Un po’ di sollievo dopo la siccità"

Notari (Cia Emilia Centro): "Questo è un periodo critico per le colture, serve grande apporto idrico". Ma i problemi non sono finiti: "La manodopera scarseggia, così la raccolta sarà difficilissima"

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"Finalmente la pioggia porterà un po’ di ristoro alle colture agricole che soffrivano per la lunga siccità: cereali e ortofrutta ne trarranno beneficio e per un po’ di tempo i produttori non dovranno ricorrere all’irrigazione". Sono le parole di Alberto Notari , presidente di Cia Emilia Centro, che ricorda come, nei mesi invernali, la pioggia sia quasi totalmente mancata, motivo per cui si prospettava una primavera particolarmente difficile. E’ noto, infatti, che i fiumi, perfino il grande Po, hanno raggiunto negli ultimi tempi livelli bassisissimi, lasciando addirittura riaffiorare – è successo nel reggiano, a Gualtieri, mezzi bellici affondati durante la seconda guerra mondiale.

"Questo è un periodo critico per le colture che necessitano di apporto idrico – dice – e c’è anche un problema che riguarda la disponibilità di mano d’opera. Tra pochi giorni inizierà il diradamento di alcune specie ortofrutticole e a seguire, nel giro di poche settimane, la raccolta di varietà precoci e le imprese agricole devono già affrontare un’emergenza che si ripete da anni, ovvero la reperibilità di manodopera stagionale: affrontiamo l’annata senza avere certezze sulla disponibilità di personale".

"Pandemia, reddito di cittadinanza, appetibilità di altri settori economici ed in particolare un decreto flussi inadeguato stanno mettendo fortemente a rischio la raccolta delle nostre eccellenze ortofrutticole – segnala Notari –, nonchè la sostenibilità di un settore duramente colpito negli ultimi anni da gelate tardive, cambiamenti climatici e gravi fitopatie. Il Decreto flussi di aprile ha soddisfatto solo in minima parte le richieste avanzate dal settore agricolo. Occorre quindi un intervento immediato del governo per aumentare i flussi migratori in entrata e le regolarizzazioni di stranieri già presenti sul territorio nazionale". Notari ricorda inoltre la difficoltà per le imprese di formare il personale, problema acutizzato dalle barriere linguistiche. "Inoltre – prosegue - ci sono ritardi nel riconoscimento dei permessi alle persone richiedenti protezione che sarebbero disposti a lavorare, fenomeno peggiorato dagli eventi bellici perché l’ arrivo dei profughi ucraini ha rallentato ulteriormente le prefetture riducendo tempestività dei decreti flussi, spesso, peraltro, in ritardo rispetto ai tempi delle campagne di raccolta".

Il problema è assai gravoso e gli investimenti delle imprese sono condizionati da questo fattore limitante. "Si sostengono costi in azienda e il rischio è di non poter raccogliere i frutti – conclude Notari – ed è per questo che si devono creare i presupposti perché questi lavoratori trovino le condizioni per svolgere la loro attività, a partire dalle facilitazioni nei ricongiungimenti familiari".