"Play", il gioco si è preso una bella rivincita

Play è diventato ufficialmente "grande". Il Festival del Gioco, alla chiusura della sua 13esima edizione presso il quartiere fieristico di Modena, traccia un primo bilancio e i numeri fotografano un evento in crescita non solo rispetto allo scorso anno - edizione in versione ridotta causa pandemia - ma anche rispetto al 2019: 24mila metri quadri di superficie espositiva - ottomila in più rispetto allo scorso anno - oltre 150 espositori (+5%), sforato il tetto dei 700 eventi in tre giorni, 70 classi in visita e 40mila presenze, dato quest’ultimo che sfiora quello pre-covid.

Ha funzionato bene anche il rapporto con la città, coinvolta con il ricco Fuori Salone: "Siamo finalmente tornati con un’offerta a pieno regime dopo il periodo pandemico anche fuori dal quartiere fieristico - sottolinea Marco Momoli, direttore generale di ModenaFiere - Play ha invaso pacificamente Modena con eventi di alto livello coinvolgendo numerosi partner culturali del territorio. In fiera è stato particolarmente apprezzato il “padiglione family”, la tensostruttura di quasi 3mila metri quadrati con proposte per le famiglie con bambini e ragazzi di tutte le età". Un festival per tutti, non solo per gamer e appassionati, anche grazie alla partecipazione di alcuni dei più importanti enti di ricerca italiani che hanno scelto il medium ludico per divulgare conoscenza: l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucelare (INFN) e l’OGS di Trieste, ovvero l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale; presente anche l’area umanistica con l’Associazione Italiana di Public History (AIPH). Queste collaborazioni sottolineano come stia aumentando la consapevolezza del valore educativo del gioco: "I giochi “analogici” a cui è dedicato Play - da tavolo, di ruolo, di miniature, dal vivo, di carte - offrono uno stimolo in più a incontrarsi di persona, ad aggregarsi, in tempi in cui tutto si fa online; ma soprattutto stimolano la fantasia, la creatività e impegnano la mente", spiega Andrea Ligabue, ludologo, game designer e direttore artistico di Play.