"Porto al Vox il mio rap fuori dagli schemi"

Stasera a Nonantola ’Il Tre’ fa tappa con il suo ’Ali live tour’: "Preferisco cercare di spiccare il volo piuttosto che restare inchiodato a terra"

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di Maria Silvia Cabri

Appuntamento stasera alle 21 al Vox Club di Nonantola con il rapper romano Il Tre, nome d’arte di Guido Senia, 24 anni, che, dopo il successo dell’album d’esordio ‘Ali’, certificato Platino, e a poche settimane dalla pubblicazione del suo ultimo singolo ‘Guess Who’s Back’, porta nei club di tutta Italia ‘Ali Live Tour’, la sua nuova avventura dal vivo.

Il Tre: come mai ha scelto questo nome d’arte?

"È un numero ricorrente nella mia vita. Sono nato il 3 settembre, prendevo tre a scuola. Ed è un omaggio alla mia famiglia alla quale mi sono aggrappato in un momento di crisi: e in famiglia siamo in tre".

Com’è nata la passione per la musica?

"A 12 anni avevo già capito quanto la musica fosse importante per me. Praticamente ho iniziato a rappare sui banchi di scuola. Poi nel tempo ho coltivato questa mia passione che dal 2019 è diventata proprio il mio lavoro".

E’ stato definito la ‘faccia pulita del rap italiano’: cosa pensa di questa definizione?

"Non so se la definizione sia giusta, ma di certo non nutro odio verso entità o cose in particolare. Essere un bravo ragazzo non è negativo, anche se nel mondo del rap non è proprio una definizione ‘consueta’, non è certo un problema per me".

Da dove nasce secondo lei?

"Probabilmente perché i miei testi sono diversi rispetto ai soliti luoghi comuni legati al rap. Poi non fumo, non bevo, sono astemio quindi tutto sommato sono fuori dagli schemi. Non ho paura di mostrare gli aspetti intimi e più fragili della mia personalità, quelli che di solito ti fanno perdere parecchi punti di street credibility, stando alla serrata logica della scena rap attuale". Come nascono i suoi testi?

"Mi sono messo dalla parte dell’ascoltatore e parecchie volte ci sono stato. Forse per questo avverto una sensibilità particolare per quelle che sono le problematiche dei giovani. Quando ho iniziato ho avuto davvero tante difficoltà: quando a 13 o 14 anni ti senti seppellire dalle cattiverie è difficile rimanere in piedi. E la musica può essere di grande aiuto quale valvola di sfogo sia per chi l’ascolta che per chi la fa".

L’album si chiama ‘Ali’: da dove nasce il titolo?

"E’ un riferimento all’animale che ho eletto a mio simbolo, una farfalla. L’ho scelta perché si dice sempre che ha vita breve, e se è così preferisco passarla a cercare di spiccare il volo, anziché rimanere inchiodato a terra. Mi butto, cercando di fare quello che mi piace e ciò che reputo giusto per me".

Che rapporto ha con i social?

"Sono un ottimo canale per comunicare, per restare in contatto con i fan. Ma al tempo stesso ci vuole tanta responsabilità soprattutto per chi ha un certo tipo di seguito".