Possibili criticità legate alla privacy

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Vittorio

Colomba*

Il decreto Green pass è in vigore, con qualche significativa novità rispetto all’ultima bozza circolata e qualche criticità operativa, soprattutto sulle modalità di verifica della certificazione ed i conseguenti profili ’privacy’. Le nuove disposizioni prevedono che il datore di lavoro individui, con atto formale, il personale incaricato di procedere ai controlli e all’accertamento delle eventuali violazioni. Verifiche che potranno essere svolte a campione, anche se non è ancora chiara la dimensione del campione né la periodicità con cui gli accertamenti dovranno essere ripetuti. A prescindere da questi aspetti ancora nebulosi, alcuni commentatori hanno messo in luce possibili criticità in punto di trattamento dati personali. Si tratta di profili che spingeranno il Garante della Privacy ad intervenire, quantomeno allo scopo di delineare una cornice di legittimità di cui, ancora oggi, si percepisce la mancanza. Le nuove previsioni consentiranno a taluni dipendenti, discrezionalmente individuati dal datore di lavoro, di leggere e controllare le informazioni contenute nei certificati verdi dei propri colleghi. Si tratterà però di dati sanitari, quelli, che le norme di riferimento intenderebbero invece proteggere con particolare attenzione, mantenendoli strettamente riservati, se non di fronte a rarissime eccezioni. L’obbligo di verifica del Green pass legittima, probabilmente, una di queste eccezioni ed è compatibile con i principi di riservatezza appena richiamati. Malgrado ciò, che destinatari di questa "disclosure" possano essere soggetti diversi dalle autorità sanitarie o, in ultima istanza, dal datore di lavoro, è questione che desta ben più di qualche perplessità. *Responsabile

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