Poste, caso sicurezza. E le frazioni protestano

Mentre i sindacati continuano a definire inadeguati i dispositivi anti contagio, nella Bassa rimostranze per la chiusura degli sportelli

Migration

Come i medici, anche i dipendenti delle Poste sono figure sempre, quotidianamente, in prima linea. Se i camici bianchi fronteggiano il virus, gli operatori agli sportelli e chi consegna a casa buste e pacchi a loro volta stanno correndo rischi molto elevati. Da quel mondo continuano incessanti le segnalazioni di una situazione dove la sicurezza non sarebbe garantita per chi, causa lavoro, si trova appunto di fronte tutti i giorni tanti clienti. Cgil, Cisl e Uil spiegano: "Installazione plexiglass in tempi record prima di giovedì 26 marzo (primo giorno di pensioni) negli uffici postali della provincia e distribuzione massiccia di dispositivi di protezione (quali mascherine e gel igienizzanti), avanzamenti importanti che aspettavamo dall’inizio di questa fase così difficile. Registriamo con molto dispiacere ancora ritardi in Posta comunicazione logistica, comparto postale che si occupa di recapito. Due giorni fa avevamo chiesto all’azienda con lettera inoltrata anche al prefetto la sanificazione straordinaria di tutti gli ambienti di lavoro del recapito e dei mezzi in dotazione ai portalettere, strumenti (come i mezzi, auto e scooter) che spesso vengono utilizzati da più portalettere durante l’intera giornata lavorativa. Ma sono passate 48 ore e l’azienda non ha ancora risposto alla nostra richiesta". Il tutto mentre giungono notizie di più dipendenti con febbre (e per questo a casa) anche in un unico ufficio, come starebbe accadendo in particolare nella zona del comprensorio ceramico. Nonostante ciò nelle frazioni della provincia, intanto, non mancano le proteste dei residenti, ma anche dei sindaci per la chiusura degli uffici postali frazionali. "Togliere sportelli frazionali – dice il sindaco di Bomporto Angelo Giovannini – non solo causa forti disservizi, ma penalizza la popolazione più anziana, costretta a farsi accompagnare dai familiari nell’unico ufficio aperto, e allunga la fila degli utenti mettendo così anche a rischio la salute. Dopo la chiusura delle poste delle frazioni di Sorbara e Solara – precisa il sindaco – è in funzione soltanto l’ufficio Postale di Bomporto, ma è insufficiente. Va bene scaglionare le persone – continua – in base al cognome e all’ordine alfabetico di appartenenza per quanto riguarda il ritiro della pensione, ma è pur vero che in questo modo non si riduce l’afflusso, ma aumentano i disagi di chi, dalle frazioni, si sposta in città". Se da una parte ‘contingentare’ gli utenti "è una scelta di buon senso – commenta Giovannini – dall’altra si scontra con l’eccessiva riduzione degli sportelli". Situazione, quest’ultima, che crea notevoli file di utenti in attesa, e spesso non a debita distanza, davanti agli uffici postali aperti.

v.b.