"Non mi aspettavo di vincere, è stata una sorpresa". Commuoversi in tarda età e guardare il mondo ancora con gli occhi di un bambino, dopo aver portato una piccola azienda alla ribalta nel mondo imprenditoriale, è possibile. A farlo è il presidente di Toschi Vignola, Massimo, azienda leader del nostro territorio, impresa vincitrice della dodicesima edizione del Premio Mascagni, riconoscimento di Confindustria Emilia Area Centro, realizzato in collaborazione con il Resto del Carlino. Alla cerimonia nella sede centrale del quotidiano, il presidente dell’impresa delle famose ciliegie non ha trattenuto le lacrime.
Massimo Toschi, cosa significa vincere il Mascagni?
"Una grande e vera sorpresa. Sono stati i miei figli, che sono la terza generazione al timone dell’azienda, a spingere per la partecipazione all’edizione. Personalmente non avrei mai pensato di prenderne parte, e invece hanno fatto bene a insistere. Mi sono informato e ho deciso di seguire il loro istinto, ma da qui a salire sul podio, diventando il vincitore, non me lo sarei mai aspettato. È un orgoglio per noi, un riconoscimento di ciò che stiamo facendo e soprattutto per il nostro territorio, al quale come azienda siamo molto legati: le radici sono qui, ma la testa è nel mondo. E sentire che la terra soffre per le guerre è terribile".
Tutto nasce a Vignola nel tano 1945.
"Sì, mio padre ha iniziato nel primo dopoguerra, tornando dalla Russia, e quando è tornato a casa ha avviato un piccolo laboratorio, in cui ha iniziato, con suo fratello Lanfranco, a confezionare sotto spirito le ciliegie di Vignola".
Le vostre sono ciliegie sotto spirito, ma anche spiritose.
"È proprio vero, grazie allo slogan ’Toschi la frutta spiritosa’. L’idea nasce negli anni Settanta, quando le campagne pubblicitarie si trasmettevano nei canali televisivi di punta o sulle testate giornalistiche dell’epoca. Ma dal famoso jingle che raccontava della nostra frutta sono passati tanti anni, e l’azienda si è evoluta, riuscendo a restare al passo con i tempi, seguendo l’evoluzione e adeguandosi ai consumi dei diversi momenti storici".
Come si è sviluppata poi la produzione?
"Il nostro core business si racchiude nelle amarene, nelle ciliegie, implementate poi nelle bevande. Nel 1946, un anno dopo l’idea dei fondatori, è nato il primo liquore, il ‘Cherry Brandy Toschi’, che si ottenne dall’infusione in alcool delle morette. Poi, ogni anno siamo cresciuti e abbiamo aggiunto gli sciroppi e anche l’amarena in sciroppo".
Siete ancorati alle origini, ma siete riusciti ad affacciarvi sul mondo internazionale. Qual è il segreto?
"Per noi il nostro territorio è fondamentale, ma già negli anni Cinquanta l’azienda partecipava a fiere di settore, con le quali sono iniziate le prime esportazioni dei prodotti nei mercati europei ed extraeuropei. Partono i
carichi verso Sud America, Australia, Stati Uniti, Germania e Francia, che, ancora oggi, rappresentano per noi forti paesi strategici".