Prezzo del pane, fornai di Modena schiacciati dagli aumenti delle materie prime

L’incidenza dei costi energetici e delle farine è raddoppiata. "Cerchiamo di resistere, ma è difficile"

Clara Mangiapia, fornaia di Modena

Clara Mangiapia, fornaia di Modena

Modena, 22 settembre 2022 - Anche il prezzo del pane arriva alle stelle. Tra le innumerevoli vittime della crisi che stiamo vivendo, questa volta tocca ai forni. Schiacciati dall’aumento del prezzo delle farine e delle bollette esorbitanti, ai fornai rimangono due alternative, egualmente sconfortanti: aumentare i prezzi, vedendosi però ridurre gli acquisti, o non aumentarli, ma rimettendoci, se non indebitandosi. Secondo Cna "l’incidenza dei costi energetici oscilla oggi tra il 5% e il 15%, sostanzialmente il doppio rispetto al 2021".

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"Non è aumentato solo il prezzo della farina, ma soprattutto la luce. – chiarisce Settimo Alberghini, proprietario del forno Alberghini – La farina è raddoppiata, il burro pure e anche il lievito. E ogni settimana tutto aumenta di nuovo. È assurdo, se andiamo davanti così non so dove arriveremo. I fornitori, i mulini da cui prendiamo la farina, dicono che anche loro non possono farci niente, e che il grano continua ad aumentare. Ma ci marciano sopra, perché in realtà il grano ce l’hanno in casa dall’anno scorso. E io cosa posso farci? Se voglio lavorare mi devo adeguare".

A causa della situazione, il forno ha dovuto aumentare alcuni prezzi, "abbiamo aumentato qualcosa, ad esempio la brioche oggi costa 1,50 euro. Se no per chi lavoriamo? Per il nostro governo? O per le banche? Non possiamo neanche far fare meno ore ai dipendenti. Io e mia moglie abbiamo 70 anni, non possiamo lavorare ancora di più. È una situazione molto critica. Io non lo so se reggerò fino alla fine dell’anno, se gli aumenti continuano. Anche perché poi la gente compra di meno". Gli fa eco Clara Mangiapia, titolare del forno Verace62. "La situazione è pessima e non è sostenibile. Oggi le farine costano tantissimo. In realtà i rincari, anche quello dell’energia, ci sono da prima della guerra: il prezzo era già salito e non poco. Ma dalla guerra in poi, a quanto pare, qualsiasi cosa viene dall’Ucraina o dalla Russia. Al momento ho deciso di non aumentare i prezzi. Li ho tenuti come prima, con un guadagno di gran lunga minore. Però d’altra parte se aumenti continuamente poi la gente non viene più".

Di conseguenza, la titolare ha deciso di togliere il gas nel forno, "avrò freddo ma va bene così. Io sono un panificio piccolissimo e per la mia produzione, che è solo per i miei clienti, si può fare". Ed è dello stesso avviso Gabriele Baldazzi, titolare di Amarcord Panificio. "Stiamo avendo dei rincari pazzeschi. Nel giro di sei mesi i mugnai hanno raddoppiato e poi triplicato il prezzo della semola al mercato di Bologna, è stato un dramma. Poi è stato il turno delle altre materie prime, e infine l’energia". Per cercare di farvi fronte, "abbiamo spento delle attrezzature. Se riescono a farci gestire i debiti che abbiamo contratto in due mesi possiamo ancora presentare un’offerta di servizio, altrimenti purtroppo devo allinearmi con Assipan: mille aziende di panificazione artigianale chiuderanno, in favore della produzione industriale".

"Noi non avevamo ancora alzato i prezzi, neanche dopo il covid, perché è un periodo brutto per tutti. – spiega Martina Canovi, titolare del forno Via Emilia 157 – Ma, ad oggi , siamo costretti a dover iniziare, non possiamo fare altrimenti. Le forniture sono altissime, così come i prezzi delle farine. E poi ci sono i macchinari e l’energia che consumano è dispendiosissima. Le ultime bollette sono alle stelle". Tra gli accorgimenti, "cerchiamo di stare attenti a ciò che teniamo acceso, ma sono delle piccolezze".