Modena, 17 marzo 2023 – ‘Costituzioni e Codici. Una rivoluzione giuridica nell’età delle rivoluzioni politiche’: questo il titolo della conferenza che Carmelo Elio Tavilla, Professore di Storia del diritto medievale e moderno – Università di Modena e Reggio Emilia, terrà oggi pomeriggio alle 17.30 alla Fondazione Collegio San Carlo di Modena. Obiettivo dell’incontro, che rientra nel ciclo ‘Rivoluzioni. Trasformazioni sociali e politiche nella storia e nella cultura moderna e contemporanea’, è quello di approfondire i processi che hanno condotto, in età moderna, all’adozione di documenti noti come codici e costituzioni, ossia l’insieme delle norme tese a regolare le funzioni e i limiti del potere politico e più in generale l’ordinamento degli Stati.
Professor Tavilla, come nascono le Costituzioni e i Codici? "Costituzioni e Codici prendono vita in un periodo determinato, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, quasi in contemporanea, e una volta nati non sono più venuti meno. Oggi ogni Stato moderno (fatta eccezione per il mondo anglosassone), persino quelli autoritari, hanno Costituzione e Codici. Sono il frutto del successo di un’operazione giuridica realizzata mediante i giuristi e la società. Affermare la Costituzione significa affermare le libertà individuali riconosciute in una Carta; nella vita di tutti i giorni i diritti individuali devono potersi esprimere, dunque occorre un codice civile che dica al giudice che occorre valutare le situazioni secondo quello che è scritto nelle norme stesse. Essi sono un elemento di certezza per i singoli soggetti e i loro diritti, tutelati in questo modo da un testo scritto dello Stato”. Elementi essenziali ma distinti… “La Costituzione è un insieme di norme che descrivono i diritti e il funzionamento delle istituzioni dello Stato, i ‘poteri separati’, secondo il modello di Montesquieu. Il Codice regola i rapporti giuridici (di varia natura) delle persone: insieme accompagnano i cittadini nella vita di tutti i giorni. Cittadini che ora nascono e si pongono come individui mentre invece prima erano considerati solo in riferimento ad un ‘corpo’ di un ordinamento. Quello che contava era l’appartenenza o meno a un ‘corpo; con la Costituzione, invece, nasce il cittadino titolare di diritti e di doveri, ma sempre e innanzitutto come individuo”. Quando nasce l’individuo? “Prima del Settecento, al termine di un lungo percorso. Si pensi a John Locke, a Ugo Grozio: nel Seicento con il Giusnaturalismo si diffonde il concetto di uno Stato di natura il cui compito è tutelare gli uomini liberi. Una teoria astratta che duecento anni dopo si concretizza con la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America nel 1776 e nel 1789 in Francia con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Le persone sono considerate titolari di diritti che vengono dalla natura e che lo Stato deve tutelare. La Costituzione non concede ma riconosce i diritti che già esistono in capo ai singoli”. Che importanza rivestono Costituzione e Codici in uno Stato moderno? “Come detto, tutti gli Stati contemporanei hanno una Costituzione e dei Codici; essi fanno parte della cultura giuridica di tutto il mondo. Fa eccezione il mondo anglosassone che non ha voluto un codice e si basa sui precedenti giudiziari; secondo l’ideale dell’Europa continentale, invece, lo Stato fa le leggi e non i giudici che le devono osservare. Occorre però dire che Costituzione e Codici sono oggi, a fronte del mondo globale, strumenti in crisi. Di per sé riguardano singoli Stati: ogni cittadino è titolare di diritti in quanto riconosciuti nel proprio Stato ma quando si muove oltre il confine dello stesso non lo è più in quanto per un altro Paese non è cittadino. Costituzione e Codici sono stati creati in un momento storico in cui le persone non si muovevano dal territorio; oggi invece è diverso, muoversi è fondamentale quindi è necessario pensare a un altro modo di concepire Costituzione e Codici e il sogno è quello di andare verso una ‘cittadinanza universale’ con diritti universali, il che significa cambiare la fisionomia dello Stato moderno mediante una rivoluzione giuridica”. Il titolo della sua lectio parla anche di rivoluzioni politiche… “Sono due: la guerra per l’Indipendenza dall’Inghilterra da parte delle colonie, con la rivoluzione americana, e la rivoluzione continentale, quella francese. La prima ha prodotto, nel 1776 la Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti d'America, che è la prima dichiarazione dei diritti al mondo; la seconda nel 1798, a Parigi, ha portato alla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Onu quando, il 10 dicembre 1949, si è dotata della Dichiarazione universale dei diritti umani, ha fatto riferimento a quella francese. ‘Diritti universali’ che però non hanno una riconoscenza universale ma solo nel proprio Stato di appartenenza. Oggi lo strumento rivoluzionario del Settecento/Ottocento è meno forte, in quanto ogni Stato può cambiare Costituzione: per questo pare sempre più necessario andare oltre, verso una Costituzione universale, contro ogni visione autoritaria”.