
Il Coro di ’Antigone’ che debutterà giovedì 13 (foto di Chiara Ferrin)
Modena, 5 febbraio 2025 – Non è certo facile lavorare in carcere, oggi: "Al Sant’Anna noi entriamo cinque giorni alla settimana, e ogni giorno vi trascorriamo dalle cinque alle otto ore", spiega Stefano Tè, anima del Teatro dei Venti e regista della "Trilogia dell’assedio" che da martedì porterà in scena 14 detenuti - attori. "In questo momento di tensione vedo tutti sotto sforzo: tutti gli esseri umani in quel luogo sono messi alla prova. Quando lavori in un luogo di dolore, a volte senti che tutto vacilla", aggiunge, e non riesce a trattenere la commozione. Il Teatro dei Venti celebra il suo ventennale, e da sempre gran parte della sua attività è dedicata proprio al carcere: la "Trilogia dell’assedio" nasce dal lavoro svolto, già dallo scorso anno, sull’opera dei grandi classici greci, a partire da tre dei testi più importanti di Eschilo e Sofocle. Martedì 11 febbraio (con repliche il 14, 18 e 21) al teatro delle Passioni debutterà l’ "Edipo Re", da Sofocle, spettacolo creato all’interno della casa di reclusione di Castelfranco, poi mercoledì 12 (con repliche il 15, 19 e 22) sarà la volta di "Sette contro Tebe", da Eschilo, con gli attori della casa circondariale di Modena, e giovedì 13 (con replica il 20) si concluderà con "Antigone", da Sofocle, interpretato da attrici della sezione femminile del Sant’Anna. I tre spettacoli verranno poi proposti in sequenza in due maratone, domenica 16 e domenica 23 dalle ore 15. Il progetto, coprodotto con Ert e il coordinamento Teatro Carcere Emilia Romagna, ha il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione e il contributo di Fondazione di Modena e Bper Banca.
In un tempo assediato come il nostro, i tre testi ci ‘parlano’ con enorme attualità: "In ‘Edipo Re’ c’è l’assedio del destino, in ‘Sette contro Tebe’ l’assedio alla città, la guerra che minaccia, mentre il ‘Antigone’ c’è l’assedio della ragion di stato e delle convenzioni sociali", sottolinea Stefano Tè. In scena i detenuti reciteranno insieme ad attori professionisti, "ma tutti loro hanno rivelato talenti eccezionali", anticipa il regista, e dalle sue parole traspare il senso di un’esperienza profonda e toccante. "Per i detenuti recitare vuol dire, in qualche modo, scoprire anche capacità che erano ignote – fa notare Orazio Sorrentini, direttore del Sant’Anna –. E consente loro quasi una fuga psicologica dalla realtà nella quale sono forzatamente costretti a vivere". Stefano Marchetti