Modena, 2 ottobre 2024 – Il Consiglio provinciale è diventato il saloon dove regolare i conti interni al Partito democratico, che pensava di vincere 12 a 4 (o almeno 11 a 5) e invece l’ha spuntata solo per 10 a 6 facendo esultare il centrodestra. Nell’elezione si sono palesati due franchi tiratori: il primo ha votato Piergiulio Giacobazzi e Forza Italia, penalizzando Massimo Mezzetti arrivato secondo. L’altro ha tentato di issare ancora di più ai primi posti Simona Sarracino (a Formigine avversaria del Pd), non si sa se per dolo o per colpa.
Il risultato è stato che per quei due voti figli di nessuno il centrodestra ha strappato un altro consigliere al centrosinistra. Sull’identità delle due barbe finte si possono avanzare ipotesi, ma non c’è la smoking gun, la prova schiacciante. Gli occhi si sono concentrati su Andrea Bosi e Fabio Poggi: il primo deluso per le scelte dei posti in giunta e Consiglio, il secondo ancora avvelenato per il voto sull’urbanistica. Interpellati tuttavia i due smentiscono. "Io ho votato Mezzetti", taglia corto Bosi; "quello che dovevo dire e fare l’ho detto e l’ho fatto in Consiglio alla luce del sole, non ho bisogno del voto segreto tanto più che sarebbe incomprensibile se io non avessi votato per me", invita a riflettere Poggi.
Il voto anomalo comunque era nell’aria. Fin dalla sera delle elezioni circolava la preoccupazione secondo cui un esponente del Pd aveva chiamato Giacobazzi per chiedergli se avesse bisogno di voti. E d’altronde la prova che qualcosa non stesse filando liscio è stata la presenza per tutta la giornata delle elezioni del capogruppo in Consiglio a Modena Diego Lenzini e del consigliere Stefano Manicardi sul seggio di viale Martiri, per guardare negli occhi uno per uno gli ‘elettori’.
A infittire il mistero hanno contribuito anche alcuni appunti circolati nei quali è palese la differenza tra le assegnazioni della segreteria del partito (in dieci votano Mezzetti, cinque Poggi, tre Sarracino, e così via) e la traduzione del voto nelle indicazioni date al gruppo consigliare. Dove invece sebbene le proporzioni numeriche fossero le stesse, qualche elettore è stato spostato da una casella di un candidato all’altra. Tanta confusione insomma. Che secondo alcuni può essere stata organizzata ad arte per mascherare il ’sicario’ chiamato a esprimere una preferenza per Giacobazzi e per Forza Italia.
Sul voto a Simona Sarracino c’è invece qualcosa di ancora più kafkiano. Secondo le direttive del Pd doveva essere votata da tre persone: due del Pd (per supportare l’alleato Paolo Zanca) e uno di Pri-Azione (Paolo Ballestrazzi). Alla fine le sono arrivati inopinatamente quattro voti, uno però annullato perché c’è stato un errore nella indicazione della lista, che alla fine ha premiato Fd’I. Ma di fatto se non fosse stato azzerato ne avrebbe avuto uno in più del previsto. Come mai? Semplice errore materiale oppure il goffo tentativo di dare un altro voto al centrodestra? Chissà. Di fatto però il dato politico è che due che dovevano votare Mezzetti si sono espressi per il centrodestra.
E tuttavia, si fa notare, il giallo dei franchi tiratori oscura ‘il vero scivolone’ del Pd: una disordinata distribuzione delle preferenze. I voti si sono concentrati su Massimo Mezzetti, com’era prevedibile, Luigi Zironi, e Massimo Paradisi, sindaco di un ‘piccolo’ Comune come Castelnuovo ma in rampa di lancio per ricoprire la carica di segretario dopo Stefano Vaccari. Per il resto però si sono seminate macerie: il sindaco di un grosso comune come Carpi Riccardo Righi è arrivato dopo Zironi, il primo cittadino di Castelfranco Giovanni Gargano e pure dopo l’ex vice sindaca di Polinago Roberta Muccini. La Bassa è stata ancora una volta penalizzata: Monja Zaniboni, sindaco di Camposanto, ha preso pochissime preferenze. Alimentando malumori.