Provincia, nuovo presidente: corsa a quattro

In pole ci sono i sindaci Paradisi, Muratori e Braglia. Ma se cambia la legge Tomei punta al bis. Ora balla un’indennità di 11mila euro al mese

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di Gianpaolo Annese

Non che prima non fosse un incarico ambito, ma, come dire, adesso fare il presidente della Provincia potrebbe diventare particolarmente attrattivo. L’indennità si allinea a quella del sindaco del capoluogo, cioè Modena: chi sostituirà Gian Domenico Tomei dopo che a ottobre termina il mandato (a meno che non sia lui a succedere a se stesso, ma ne parliamo dopo) percepirà, a partire dal 2024, un compenso di 11mila euro mensili, laddove fino a pochi anni fa si trattava praticamente di volontariato.

Non è naturalmente il vil denaro a muovere la passione politica, ma la riflessione che circola tra i Dem – perché numeri alla mano è altamente probabile che sia ancora un sindaco del Pd a salire le scale di viale Martiri – è che almeno una parte di quella somma oltre che al candidato designato faccia comodo anche alle sempre più lacrimose casse del partitone.

È ormai assodato che in tutta Italia l’election day per il presidente della Provincia si terrà l’ultimo weekend di gennaio, al netto di scossoni politici. Sull’appuntamento elettorale tuttavia pende un’incognita: il Consiglio dei ministri, che evidentemente in questi giorni ha altro a cui pensare, deciderà di riformare il Testo unico degli enti locali? Se rimanesse tutto com’è, alla gara concorrerebbero solo i sindaci che hanno davanti a loro ancora almeno 18 mesi di mandato da completare prima della scadenza. Vuol dire che correrebbe solo chi ha le elezioni dopo il 2024. E non sono pochi i Comuni del Pd o comunque appoggiati dal Pd in questa situazione: Bomporto, Castelnuovo, Finale, Palagano, Vignola Sestola.

Se invece cambiasse la norma, alla corsa per la Provincia parteciperebbero in teoria tutti e 47 i sindaci del territorio, ma soprattutto si riproporrebbe Tomei che – con la medaglia al bavero dopo un mandato di 4 anni portato a termine riscuotendo il convinto gradimento del partito – desidererebbe replicare l’esperienza, sebbene debba fare i conti appunto con il vincolo dei 18 mesi dato che il suo mandato di sindaco a Polinago finisce nel giugno 2023. Oltre a lui sarebbero della partita anche Maria Costi di Formigine e, non troppo a sorpresa, lo stesso Gian Carlo Muzzarelli. Il punto di forza dell’opzione Muzzarelli? Far risparmiare un’indennità ai contribuenti perché invece di due persone che incassano 11mila euro a testa ce ne sarebbe solo una.

Ora, poniamo che tutto rimanga com’è: i sei sindaci Pd che rientrano nei criteri sono tutti candidabili come detto, ma in ambiente Dem in molti scommettono soprattutto su tre nomi in grado di raccogliere un consenso oltre lo stretto perimetro del Pd (non solo sinistra, ma anche civismo e mondo pentastellato) e far convergere la maggioranza dei 700 elettori anche in vista delle prossime amministrative: Massimo Paradisi di Castelnuovo, Emilia Muratori di Vignola e – per conservare una presenza istituzionale in montagna, territorio sempre più complicato per il Pd – Fabio Braglia di Palagano, Qualcuno potrebbe obiettare che un sindaco che deve gestire un Comune mediamente grosso come Vignola sarebbe meglio non si occupasse anche della Provincia: in realtà, come successe per Muzzarelli, il presidente della Provincia può avvalersi anche del sostegno della propria squadra comunale per svolgere al meglio il proprio incarico, e più è grosso il municipio più è strutturato lo staff tecnico.

L’eventuale riforma del Testo unico tra l’altro prevederebbe l’affiancamento di una giunta al presidente della Provincia: al di là della spicciola considerazione sulle poltrone in più, la novità verrebbe letta più come la rivincita di un ente bistrattato negli anni del furore anti-casta, ma in realtà in questi anni giudicato da parecchi amministratori decisivo nella gestione di numerosi nodi del territorio, dalla scuola alle strade ad alto scorrimento alle aree verdi.