Pugile muore sul ring in Thailandia, il fratello di Christian Daghio. "Non mollava mai"

Per il modenese, 49 anni, fatale un match a Bangkok

Il momento in cui Daghio va al tappeto sul ring

Il momento in cui Daghio va al tappeto sul ring

Modena, 3 novembre 2018 - Una gara con se stesso, più che contro l’avversario che gli ha sferrato il pugno fatale. Aveva 49 anni Christian Daghio, il thaiboxer di Sant’Antonio in Mercadello (Novi) morto ieri all’ospedale di Bangkok, in Thailandia. Ma, malgrado l’età, voleva combattere. Il ring era la sua vita e non dava retta a nessuno quando gli dicevano di smettere perché ormai era ‘vecchio’.

Ma il 26 ottobre - alla dodicesima ripresa contro il 37enne Don Parueang - dopo un incontro di boxe lunghissimo, è stramazzato al tappeto alla fine una serie di colpi che lo hanno mandato in coma davanti a una arena piena di gente. Portato all’ospedale, è morto dopo una settimana di agonia. Amava talmente tanto gli sport da combattimento da trasferirsi una trentina di anni fa a Pattaya, nota località turistica thailandese, dove aveva una compagna e una figlia piccola.

Ecco il video integrale dell'incontro (ATTENZIONE, IMMAGINI FORTI CHE POSSONO URTARE LA SENSIBILITA'):

 

Oltreoceano aveva fondato un villaggio turistico-palestra, il Kombat Group, dove insegnava: da qui passano migliaia di appassionati da tutto il mondo. La notizia della sua morte si è diffusa nel Modenese, dove Daghio tornava spesso per riunirsi con i genitori Silvio e Angela e i fratelli Fabrizio e Simone, e per partecipare ad eventi che lo portavano in giro per il pianeta. Fabrizio - preparatore atletico di varie squadre di calcio della Bassa - gli faceva da allenatore a distanza e da manager:

«E’ morto come voleva morire – dice – Non ho rimpianti perché lui era fatto così, diceva di voler combattere fino a 80 anni. Il ring era la sua vita, è morto da campione». Stava vincendo ai punti, Daghio, ma a trenta secondi dalla fine di un incontro interminabile è finito ko: «La prima volta che è caduto si è rialzato malgrado barcollasse – spiega – ma il colpo successivo lo ha mandato in coma. E’ stato un incontro leale, ma purtroppo è finito così». Christian era due volte campione d’Asia di boxe, pesi supermedi, e aveva messo in palio il titolo: «Puntava al terzo – aggiunge il fratello Fabrizio – Era stato anche campione intercontinentale di questa disciplina».

Il 49enne aveva abbracciato la boxe solo pochi anni fa dopo una vita trascorsa a praticare la Thay Boxe (Muay Thay) vincendo sette titoli iridati, l’ultimo nel 2017 a Massa finalese contro il polacco Zientalak. «Mio fratello aveva una compagna in Thailandia e una bambina di 5 anni che ancora non sa che il papà è morto – aggiunge Fabrizio – Voglio che si sappia che il suo Kombat Group resterà aperto, faremo di tutto per mantenere il resort perché era il suo sogno realizzato. Lo facciamo per la sua memoria, per la bambina e per i 40 lavoratori.

Christian era un italiano che aveva scelto di vivere nella terra degli sport da combattimento e di insegnare là dove tutto è nato. Ecco perché sarà seppellito in Thailandia».

Il funerale si terrà lunedì proprio nella sua terra di adozione. Il padre Silvio e il fratello minore, Simone, da alcuni giorni sono a Bangkok: «Non lo hanno lasciato un attimo, ha lottato fino alla fine», conclude Fabrizio che è rimasto a casa con la madre Angela, stesso nome dato alla figlioletta. Domenica 11 si terrà a Sant’Antonio una messa in ricordo di Christian. Nato a Carpi, aveva vissuto nella frazione novese per poi trasferirsi a Concordia: nei due paesi lo piangono gli amici di sempre.«Era rimasto legato alla sua terra – spiega la zia Giorgina – l’ultima volta che è tornato gli avevamo detto di smettere con gli incontri e di dedicarsi all’insegnamento. Ma lui non ci voleva ascoltare, amava troppo il ring».