"Punto nascita da riaprire, ma tutto tace"

Pavullo, la preoccupazione dei comitati che si battono per il ripristino del servizio: "Bonaccini aveva promesso. Qual è l’ostacolo?"

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di Riccardo Pugliese

Giro di boa per i 5 anni di mandato della giunta regionale ma il punto nascite di Pavullo continua a rimanere chiuso. Il tema che forse più di tutti, tolta la silenziosa parentesi del Covid, continua ad agitare la montagna, anche a valle della dichiarazione del presidente Bonaccini lo scorso 9 luglio, all’incontro organizzato da Cgil all’aeroporto Paolucci: "Stiamo attendendo il via libera al piano di riapertura dal Ministero", aveva detto in quell’occasione il governatore. Ma sul percorso di riapertura, oltre ai tempi burocratici, pende l’ombra dovuta alla carenza di personale sanitario che, lo stesso presidente, aveva menzionato fra le ulteriori complicazioni. Insomma, tutto appare più in discussione rispetto alla decisa ‘retromarcia’ di Bonaccini sulla chiusura, così come sulla promessa di una pronta riapertura, esternate in occasione della campagna elettorale per le Regionali 2020. La dice lunga il ‘voto di protesta’ emerso: il centrodestra aveva raccolto, in quell’occasione, il 58% dei consensi a Pavullo e sfiorato addirittura l’80% a Fiumalbo, il comune della provincia più lontano dalle strutture sanitarie.

Era il 2017 quando, a seguito dell’Accordo Stato-Regioni del 2010 nel quale si parlava di una graduale dismissione dei punti nascita sotto i mille parti annui, il reparto pavullese chiuse i battenti: il ministero, infatti, respinse anche la richiesta di deroga (disciplinata da un decreto ministeriale del 2015) presentata dalla Regione. "Richiesta nella quale le distanze temporali tra l’Alto Frignano e l’ospedale di Sassuolo erano state sottostimate, così come non erano state indicate tutte le criticità del territorio e la mancanza di un servizio di trasporto di emergenza-urgenza h24 per il trasporto delle donne – nota Maria Cristina Bettini del comitato ‘Salviamo l’ospedale di Pavullo’ –. Nel 2019, alla mia visita presso il Ministero della Salute, mi avevano detto di essere pronti a recepire una nuova richiesta di deroga che la Regione avrebbe dovuto inoltrare seguendo la normativa. Ad oggi, tuttavia, sul sito della Regione non ho trovato una delibera analoga a quella di luglio 2017. Chiediamo che ci vengano dati i riferimenti alle delibere di giunta per le richieste di deroga per Pavullo e Castelnovo Monti: il presidente non vorrà certo creare disparità di trattamento tra Mirandola, ancora aperta senza deroga e con un reparto addirittura appaltato ad esterni, mantenendo invece chiuso quello di Pavullo". La paura del comitato è che, con "piano di riapertura", Bonaccini alludesse ad una ‘analisi tecnica’, insufficiente a riaprire il reparto se non affiancata ad una delibera di giunta regionale. "Bonaccini, infatti, parla di ‘piano’, e non di ‘deroga’. Come mai dice di stare ancora aspettando l’ok se il Ministero è obbligato a rispondere entro 90 giorni? Comunque, ho già scritto chiedendo spiegazioni a Speranza, all’ufficio di programmazione e ai sottosegretari Costa e Sileri".

Le condizioni per un’accettazione della deroga da parte del Ministero, secondo Bettini, questa volta ci sarebbero: "A differenza del 2017, l’ospedale di Pavullo ha ora un laboratorio analisi con la dotazione più avanzata d’Italia, un laboratorio riqualificato con macchine migliori anche del Policlinico e di Baggiovara, come confermato dal dottor Tommaso Trenti, direttore del dipartimento di Medicina di laboratorio, ad aprile 2019". Sul punto, interviene anche il comitato Pavullo ’95: "Dopo l’iniziale ‘mea culpa’ e il susseguirsi di ulteriori rassicurazioni, scopriamo però che Bonaccini sembra si sia accorto solo ora della necessità del parere del ministero e della mancanza di locali e attrezzature. Abbiamo sempre sospettato che sarebbe andata a finire così".