"Quei collegi disegnati per far vincere il Pd"

Diversi nel centrodestra sono convinti che la suddivisione regionale sia stata tracciata da una "manina diabolica". È caccia ai posti in lista

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di Gianpaolo Annese

"Disegnare collegi così grandi è oggettivamente complicato, però sembra quasi che una manina diabolica li abbia suddivisi apposta per non farci vincere o comunque complicarci la vita…". Le parole di un dirigente di partito del centrodestra accompagnano il dito che scorre su una cartina dell’Emilia Romagna, dove i colori separano le circoscrizioni elettorali: "Un conto per esempio era un collegio che comprendeva Pavullo, Vignola e Sassuolo come nel 2018, dove il centrodestra ha un radicamento significativo. Un altro è che a Sassuolo e Pavullo venga aggiunta Modena e una parte di Reggio, si sconfina insomma in terre piuttosto rosse". Nel collegio 7 per esempio si fondono San Giovanni in Persiceto (a guida centrodestra) con Budrio, Castel Maggiore, Carpi, Mirandola, Finale. "Gli 11 collegi nominali in regione per noi rimangono al momento sostanzialmente inconquistabili, considerando anche i tempi ristretti per la campagna elettorale e la tradizione elettorale di queste terre. Più incerta la quota proporzionale".

Tuttavia anche per i collegi uninominali ci sono due variabili cui il centrodestra sta guardando con interesse: intanto la coalizione avversaria. "Se il Pd si presenta da solo per quanto forte anche in Emilia potrebbe andare incontro a sorprese. Se invece si arriva a una coalizione da ‘santa alleanza’, da Calenda a di Battista passando per Letta, per capirci, allora sarà impossibile", riflette a voce alta un esponente di primo piano del centrodestra. Altro aspetto è l’alta quota di indecisi che al momento viene rilevata nei sondaggi: "È ragionevole considerare quegli elettori come potenzialmente nostri. Starà a noi convincerli a venire, o tornare, dalla nostra parte con una campagna elettorale efficace".

In tutto l’Emilia Romagna eleggerà 43 parlamentari, 23 deputati e 14 senatori. Tra i nomi, i tre partiti rappresentativi del centrodestra a Modena si stanno orientando sulla riproposizione dei parlamentari uscenti, a parte Fratelli d’Italia che nel 2018 non ne aveva e adesso punta su Michele Barcaiuolo. In Forza Italia apparentemente Enrico Aimi avrebbe campo libero considerando la diaspora in corso dal partito. Ma dovrà fare i conti con una Forza Italia che elettoralmente non pesa più come nel 2018: le proiezioni le danno due parlamentari eleggibili (Bernini e Aimi quindi), anche se i più ottimisti tra loro confidano nella possibilità che si possa arrivare a tre-quattro, facendo scattare l’uscente senatore Antonio Barboni. Se passa Aimi non ci sarebbe neanche in questo caso spazio per Piergiulio Giacobazzi, coordinatore provinciale di Fi e capogruppo a Modena che quattro anni fa era praticamente in lista, ma venne scalzato all’ultimo minuto per far posto a una donna, nella fattispecie Benedetta Fiorini, poi passata alla Lega. E a proposito del carroccio: sicuramente a Modena riproporrà gli uscenti Guglielmo Golinelli e Stefano Corti, mentre su Fiorini si valuterà e non è escluso che le venga assegnato un collegio distante da Modena o Reggio. Ruolo di rilievo anche per Lucia Borgonzoni. L’ultima parola spetta comunque a Matteo Salvini, tra l’altro atteso domani a Formigine per una cena con i militanti.

Ultimo motivo di curiosità riguarda quello che nel centrodestra chiamano lo ’schema Lorenzin’: cioè i vari Gelmini, Brunetta, forse Carfagna se lascia – che per Silvio Berlusconi dovrebbero "riposare in pace" – paracadutati in collegi blindati (Modena o l’Emilia nel centrosinistra sono tutto sommato ancora ritenuti tali) qualora dovesse andare in porto l’alleanza con Carlo Calenda: "Sarà un problema tutto interno al centrosinistra – allargano le braccia dal centrodestra – i nostri elettori sono reattivi, non uscirà nemmeno un voto per loro da noi".