"Quella strage colpa della discoteca inadeguata"

Corinaldo, ad Ancona l’arringa degli avvocati della banda dello spray: "Ad agire non fu un’associazione a delinquere". .

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di Marina Verdenelli

Ladri sì ma non assassini e nemmeno consapevoli delle conseguenze dei furti messi a segno in discoteca dove "non ha agito un’associazione a delinquere" perché i sei tra loro "sì e no che si conoscevano, erano solo vicini di casa o al massimo compagni di assunzioni di droghe". Per Ugo Di Puorto, che in aula si è presentato con il rosario in mano, considerato il boss della banda al peperoncino, la difesa è arrivata addirittura a chiedere l’assoluzione per l’accusa di omicidio preterintenzionale "per non aver commesso il fatto" e, in subordine, ha chiesto di riqualificare il reato come morte in conseguenza di altro delitto. Insomma, se proprio ci dovrà essere una condanna che questa sia per i furti e per le rapine ma con il minimo della pena "perché le vere responsabilità sono da ricercare nella struttura fatiscente della discoteca, ridotta ad un magazzino". È stata questa in tribunale ad Ancona l’arringa delle difese sfoderata ieri nell’udienza per il processo alla banda dello spray composta da cinque giovani modenesi accusata di aver agito all’interno della Lanterna Azzurra di Corinaldo, la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018. In quella discoteca morirono in sei, schiacciati dalla folla in fuga dopo lo spruzzo di una sostanza urticante nel locale per poi rubare soldi e collanine, pieno come un uovo per l’arrivo del trapper di grido, Sfera Ebbasta. Davanti al giudice Paola Moscaroli, nel processo si procede con il giudizio abbreviato, gli avvocati degli imputati hanno parlato tutti ad eccezione del legale di Badr Amouiyah, Alessandro Cristofori, per il quale l’udienza è stata rinviata al 23 luglio per completare la discussione delle difese prima dell’udienza del 30 luglio già fissata per le repliche e la sentenza. Il primo a prendere la parola è stato l’avvocato Francesco Muzzioli che ha la codifesa di Andrea Cavallari, che ha detto "sono padre e ho figli e mi metto nei panni di chi sta vivendo le sorti della Lanterna". Poi, in fila, hanno parlato gli avvocati Gianluca Scalera, per Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada, Giampaolo Ronsisvalle per Akari, Pierfrancesco Rossi e Carlo De Stavola per Raffaele Mormone e Di Puorto. Tutti hanno cercato di smontare le accuse più gravi, l’associazione a delinquere e l’omicidio preterintenzionale, scaricando le colpe sulle fattezze del locale. "I morti ci sono stati per l’inadeguatezza dellla discoteca – ha puntualizzato Scalera –, era un magazzino dove c’erano 1.500 persone su una capienza di 255". La procura di Ancona, con i pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai, ha chiesto condanne per oltre un secolo per la banda: per Di Puorto e Mormone 18 anni, per Cavallari 17 anni, 3 mesi e 19 giorni, per Haddada 16 anni e 7 mesi, per Akari 16 anni e 10 mesi e per Badr 16 anni e un mese.