«Qui sto bene, ma mi mancano i tortellini»

Michel Talignani è in quarantena alla Cecchignola di Roma. «Ci controllano la temperatura due volte al giorno, sono molto gentili»

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«Sto bene e soprattutto sono felice di essere in Italia». Il modenese Michel Talignani, 45anni, site- manager per un’azienda importante nel settore della ceramica, è tra i 56 italiani rientrate da Wuhan con un boeing del XIV Stormo dell’Aeronautica Militare. Da lunedì si trova al Centro olimpico della città militare della Cecchignola a Roma, dove dovrà restare per 14 giorni, il tempo di incubazione del coronavirus. «Come è stato il rientro? Fantastico! In primo luogo perché siamo tornati in Italia. Abbiamo patito molto per questo rientro: per oltre dieci giorni siamo rimasti come in un limbo, senza che nessuno ci dicesse qualcosa e senza sapere nulla sulla data di ritorno in Italia. Non sapere quando tornerai a casa è stata un’esperienza molto ‘tosta’».

Mascherina e guanti, Michel sta cercando di ambientarsi in quella che per due settimana sarà la sua ‘dimora’ provvisoria. Nonostante l’odissea vissuta, lo spirito emiliano prende il sopravvento: «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) a colazione ci hanno portato le brioche calde direttamente dalla pasticceria: eravamo tutti talmente felici che abbiamo insegnato un pianto di gioia! Risultato: dopo un giorno intero a base di riso in bianco – proprio a noi reduci dalla Cina! – per cena ci sarà la pizza! E da domani (oggi per chi legge, ndr) potremo andare a mangiare in mensa, con cuochi che cucineranno per noi». L’umore è alto, e Michel esprime molta positività: «Saremmo dovuti partire in 57, ma purtroppo proprio all’aeroporto ad un nostro connazionale hanno riscontrato 37,7 di febbre, quando il limite consentito è di 37.3. E’ dovuto restare a Wuhan».

«Dopo 13 ore di volo sono atterrati lunedì mattina a Pratica di Mare, devo dire che il boeing era spazioso e comodo, ho fatto voli peggiori» ironizza il modenese.

Qui sono stati eseguiti i primi controlli: appelli dei presenti, misurazione della temperatura, ritiro dei bagagli una volta sterilizzati. Poi con un pullman sono stati portati alla città militare della Cecchignola: altro controllo e assegnazione delle camere. Singole ma anche multiple, visto che tra i 56 italiani rientrati vi sono anche delle intere famiglie con bambini, anche molto piccoli. «Parlano di ‘quarantena’ ma in realtà siamo sotto osservazione. Non abbiamo il vincolo di stare chiusi in camera: muniti di mascherina e guanti possiamo orbitare in vari locali comuni messi a disposizione, come nelle aree verdi. I controlli della febbre sono passati da tre e due volte al giorno: per ora nessuno ha manifestato i sintomi del virus». «Stiamo socializzando tra noi e con i militari – prosegue –. Sono tutti molto gentili e premurosi. Ogni nostra esigenza viene soddisfatta: hanno procurato un computer a chi lo ha dovuto lasciare in Cina. Abbiamo potuto portare con noi pochissime cose, quindi ci hanno fornito abbigliamento ginnico, scarpe da ginnastica, prodotti per l’igiene, e alle donne, giustamente, anche un phon per asciugarsi i capelli. Si creano amicizie: due calci al pallone ed è subito calcetto».

«Sinceramente non capisco la psicosi che si è creata in Italia – chiosa – e che percepisco da qui dentro, mediante i media. E’ vero si tratta di un virus pericoloso, ma quanti decessi causa l’influenza?».

«Tornare in Cina? Se fosse per me no, ma ci sono dei cantieri avviati. Vedremo. Sicuramente la prima cosa che farò una volta tornato a casa mia, sarà quella di mangiarmi un bel piatto di tortellini!».