Gli amici: "Non è ebola, ha la malaria"

I ragazzi della parrocchia Santa Rita chiedono di non creare allarmismi. Per la 23enne era scattato l’allarme Ebola

Accertamenti per ebola (foto Ansa)

Accertamenti per ebola (foto Ansa)

Modena, 25 agosto 2014 - «Si sente meglio e tra pochi giorni torna a casa. Noi la aspettiamo». Chiedono di non creare allarmismi, soprattutto per lasciare tranquilla la famiglia, gli amici della 23enne bloccata ad Istanbul dopo aver contratto la malaria, al pari (secondo il gruppo di coetanei) di tutti gli altri compagni di viaggio.

«In realtà non è stata l’unica ad ammalarsi — raccontano tre ragazzi della parrocchia Santa Rita di Modena, ieri impegnati a dipingere la sede frequentata dai piccoli scout — infatti tutti, soprattutto nei primi giorni di missione, hanno avuto la febbre altissima e il vomito. Si sono sentiti male uno dopo l’altro e sono sempre stati in contatto con noi. Ora stanno bene, mentre lei è stata sfortunata, come altri due ragazzi in particolare, perchè i sintomi si sono presentati poco prima della partenza, per questo non hanno potuto tornare a Modena. I suoi genitori, ieri (sabato per chi legge) ci hanno assicurato che, nonostante resti ricoverata, le sue condizioni stanno migliorando». I ragazzi sostengono che per il gruppo fosse il primo viaggio in Ciad e che nessuno di loro abbia effettuato la profilassi.

«Lei inizialmente si è spaventata, ma è comprensibile, tutta Italia si è messa a parlare di Ebola. Poi ha spiegato che, in ospedale, le hanno confermato la malaria. Accanto a lei c’è il nostro amico e suo fidanzato, ma lui è ospite dai frati in missione a Istanbul. Le loro famiglie ci hanno confermato che a breve dovrebbero partire». E la 23enne non è l’unica ad essere rimasta lontana da casa. Infatti ci sono anche altri due 19enni, bloccati in Ciad, che dovrebbero rientrare a fine mese.  «Uno solo dei ragazzi contagiati è della parrocchia di San Faustino — spiega don Alberto Zironi — e si sta curando in Ciad. Il suo rientro è previsto per il prossimo sabato». 

Ricordiamo che la giovane modenese si è sentita male proprio durante il viaggio di ritorno ed il volo, che aveva fatto scalo in Nigeria, è quindi atterrato nella capitale Turca, proprio a causa dei sintomi avvertiti dalla ragazza. Ovviamente è dilagato il terrore tra i passeggeri, vista l’epidemia di Ebola che preoccupa il continente Africano, ma nessun nuovo caso è stato confermato al di fuori dei paesi finora colpiti, ossia Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. La famiglia ha però fatto sapere agli amici della figlia che, come per gli altri giovani missionari, il malessere, la febbre alta ed il vomito accusati dalla giovane sono riconducibili proprio alla malaria. Quest’ultima è fra le malattie i cui sintomi possono essere confusi con quelli della febbre emorragica Ebola, così come quelli di tifo, colera, meningiti o epatiti. Per questo la 23enne modenese è stata posta in quarantena presso l’Haseki Training and Research Hospital, come riporta la stampa turca, uno dei centri di riferimento nazionali sia per la clinica sia per la ricerca. Il Consolato italiano sta seguendo la vicenda ‘con attenzione’, come confermato dalla Farnesina. 

«Sono state fatte le analisi ma bisognerà attendere qualche giorno per ottenere i risultati — fanno sapere dalla Farnesina — e il Consolato italiano segue la vicenda da vicino, mettendosi quotidianamente in contatto con la ragazza e coi suoi familiari. Sicuramente i due giovani potranno ripartire soltando quando vi saranno risultati certi». La diocesi, intanto, sottolinea come non vi siano timori per la salute di nessuno dei giovani modenesi che hanno partecipato al viaggio di solidarietà in Ciad, ricordando come l’ osservazione clinica a cui è stata posta la 23enne rientri nei protocolli sanitari attivati negli scali internazionali, come forma di prevenzione di contagi e contaminazioni.