Ragazzi prigionieri del mondo virtuale "Così combattiamo il ritiro sociale"

La nuova direttrice di Neuropsichiatria infantile, Graziella Pirani: "Sono in aumento". Il progetto del Comune

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di Valentina Reggiani

Si ritirano nelle proprie camere e si chiudono in quel mondo parallelo, fatto di finzione in cui si sentono al sicuro. Trascorrono ore e ore collegati a tablet, computer, interagendo sui social e sempre meno con la vita reale, con ‘persone reali’, quasi nascondendosi dai coetanei e dalla loro stessa famiglia. Sono tantissimi i giovanissimi in cura dopo aver sviluppato dipendenze da social e purtroppo le problematiche da ‘ritiro’, anche scolastico sono in aumento. Inizialmente il fenomeno si è manifestato in Giappone in cui l’Hikikomori ha avuto ampia diffusione tra i giovani. Oggi si allarga a macchia d’olio sempre di più anche in Italia e nel nostro territorio.

A confermarlo è la nuova responsabile del servizio provinciale di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’Ausl, Graziella Pirani. La dottoressa, 52 anni, dal 2019 era alla guida della Neuropsichiatria del Distretto di Modena e vanta due master in psicoterapia cognitivo-comportamentale per i disturbi neuropsichiatrici in età evolutiva.

Di cosa si occupa il servizio di Neuropsichiatria?

"Il servizio di Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza si occupa di disturbi neuropsichiatrici fino a 18 anni; disturbi che seguiamo, monitoriamo e prendiamo in trattamento. Sono disturbi di diverso tipo: neuromotori, neurologici, neurosensoriali, disturbi del linguaggio, specifici dell’ apprendimento, dello spettro autistico ma anche ragazzini con problemi psicologici e psichiatrici. E’ un mondo molto vasto e lavoriamo in una equipe con tanti professionisti e in rete con l’esterno: dalle scuole, agli ospedali a cliniche private convenzionate ad altre strutture oltre a tribunali e pediatri che ci inviano i bambini".

Quanti sono i piccoli e giovani pazienti in cura?

"Parliamo di 12mila minori in tutta la provincia, seguiti dalle sei neuropsichiatrie del territorio. Dalla fine del 2020 c’è anche un polo unico provinciale per la valutazione dei Dsa che rappresentano una numerosissima utenza. Solitamente la segnalazione parte dalle scuole e sicuramente risultano in aumento i disturbi specifici dell’apprendimento e le diagnosi di autismo, anche prima dei due anni. Inoltre c’è la casistica di problematiche psichiatriche della pre adolescenza e adolescenza".

Di cosa si tratta principalmente?

"Parliamo di ragazzini che arrivano al nostro servizio in urgenza. Poi c’è tutto il ‘panorama’ dei ragazzini con dipendenze: spesso le problematiche di ‘ritiro’ riguadano anche la scuola. Questi ragazzini restano per ore e ore collegati a tablet, pc, social allontanandosi sempre di più dalle relazioni vere con i coetanei e la famiglia. Si tratta di ritiri sociali veri e propri e a volte facciamo visite domiciliari per ragazzini che non escono per niente da casa".

Quanto è diffuso il fenomeno?

"Questa terza categoria risulta in aumento ed è chiaro che, in questo caso, sono le famiglie che devono chiedere aiuto. Oppure la scuola può fare segnalazioni se riscontra numerose assenze".

E’ stato anche organizzato un vero e proprio progetto aziendale sul ritiro scolastico con la psicologia clinica. Come funziona?

"Si chiama progetto Ri-so e riguarda proprio il fenomeno del ritiro sociale, è una manifestazione di sofferenza sempre più diffusa tra gli adolescenti. Al progetto lavorano tre psicologhe del servizio Ausl e le scuole hanno contestualmente fatto formazione agli insegnanti. Si tratta di un progetto che, ovviamente, prevede una presa in carico complessiva dei diversi contesti di vita del bambino, con l’aiuto rivolto alle stesse famiglie. Insieme, poi, si valuta il percorso da intraprendere".